Drieu...
Drieu non è altro che il mio handle, il mio pseudonimo.... o semplicemente il mio nickname da cui parte tutta la vicenda.
Per quasi 5 anni ho infatti frequentato, full immersion, i famigerati siti di incontri on line.
Non son né uno psicologo né un sociologo (e me ne vanto), né uno dei soliti tromboni che parlano in TV o scrivono sulle riviste o sui giornali un giorno si e l’altro pure sul fenomeno delle chat, pontificando, dando giudizio, assoluzioni e condanne… piuttosto che facendo inchieste sovente ridicole o moralistiche, ma alla fine non capendoci davvero nulla perché nelle chat d’incontri o ci entr per lungo tempoi, vivendole “full immersion”, altrimenti è meglio lasciar perdere.
Ciò che vi accingete a leggere non è altro che il racconto delle avventure/disavventure accadute al sottoscritto, da solo o in compagnia, proprio in quei cinque anni di frequentazione di quel mondo “virtuale”, che poi è tutto tranne che virtuale...
Le narrazioni non sono frutto di fantasia di un ex-quarantenne annoiato (anzi ho tutto fuorché la possibilità di annoiarmi), né il sentito dire o il si dice (che va tanto di moda tra i “redenti”). Io parlo sempre in prima persona, e nei racconti mi sono limitato ad alcune situazioni, specie a quelle “divertenti” e/o “riferibili” e/o “sintomatiche” di quel mondo.
Perché l’ho fatto? Semplicemente perché tutte le volte che raccontavo le vicissitudini avute in quel “mondo” gli astanti o sbellicavano dalle risate piuttosto che pronunciare le fatidiche parole: “Dai non ci credo… Dai non è possibile… Dai mi iscrivo anch’io… Dai fammi partecipare… Dai e ridai”.
Nello stesura, sia per l’impostazione che per l’intreccio, sono stato influenzato da diversi autori, o per meglio dire dai loro scritti. Si va dal leggendario “Bar sport” di Stefano Benni alla “Solitudine del Satiro” di Ennio Flaiano (ai quali chiedo umilmente perdono per il solo fatto di averli menzionati), dall’irriverente Irvine Welsh de “Il Lercio” o di “Colla” agli straordinari “Notre dame de fleurs” di Jean Genet ed alla prima parte di “Morte a credito” di Louis F. Celine (di fronte al quale non solo chiedo perdono al cubo… ma mi prostro come il prete che prende i voti) e tantissimi altri.
Perché l’ho fatto? Semplicemente perché tutte le volte che raccontavo le traversie avute in quel “mondo” gli astanti o sbellicavano dalle risate piuttosto che pronunciare le fatidiche parole: dai non ci credo, dai non è possibile, allora mi iscrivo anch’io ecc..
Chi ha letto il testo, anche per una revisione, ha commentato dicendo che in molti passi fa sganasciare dalle risate, in altri si ride amaro, in altri ancora si riflette. Il finale è poi inatteso… non posso rivelarlo, ma il fulcro sta tutto lì.
Che dire ancora? .... Nulla, ho detto anche troppo. Spero solo che vi divertiate:)
Saluti a tutti.... belle/i e brutte/i
Drieu non è altro che il mio handle, il mio pseudonimo.... o semplicemente il mio nickname da cui parte tutta la vicenda.
Per quasi 5 anni ho infatti frequentato, full immersion, i famigerati siti di incontri on line.
Non son né uno psicologo né un sociologo (e me ne vanto), né uno dei soliti tromboni che parlano in TV o scrivono sulle riviste o sui giornali un giorno si e l’altro pure sul fenomeno delle chat, pontificando, dando giudizio, assoluzioni e condanne… piuttosto che facendo inchieste sovente ridicole o moralistiche, ma alla fine non capendoci davvero nulla perché nelle chat d’incontri o ci entr per lungo tempoi, vivendole “full immersion”, altrimenti è meglio lasciar perdere.
Ciò che vi accingete a leggere non è altro che il racconto delle avventure/disavventure accadute al sottoscritto, da solo o in compagnia, proprio in quei cinque anni di frequentazione di quel mondo “virtuale”, che poi è tutto tranne che virtuale...
Le narrazioni non sono frutto di fantasia di un ex-quarantenne annoiato (anzi ho tutto fuorché la possibilità di annoiarmi), né il sentito dire o il si dice (che va tanto di moda tra i “redenti”). Io parlo sempre in prima persona, e nei racconti mi sono limitato ad alcune situazioni, specie a quelle “divertenti” e/o “riferibili” e/o “sintomatiche” di quel mondo.
Perché l’ho fatto? Semplicemente perché tutte le volte che raccontavo le vicissitudini avute in quel “mondo” gli astanti o sbellicavano dalle risate piuttosto che pronunciare le fatidiche parole: “Dai non ci credo… Dai non è possibile… Dai mi iscrivo anch’io… Dai fammi partecipare… Dai e ridai”.
Nello stesura, sia per l’impostazione che per l’intreccio, sono stato influenzato da diversi autori, o per meglio dire dai loro scritti. Si va dal leggendario “Bar sport” di Stefano Benni alla “Solitudine del Satiro” di Ennio Flaiano (ai quali chiedo umilmente perdono per il solo fatto di averli menzionati), dall’irriverente Irvine Welsh de “Il Lercio” o di “Colla” agli straordinari “Notre dame de fleurs” di Jean Genet ed alla prima parte di “Morte a credito” di Louis F. Celine (di fronte al quale non solo chiedo perdono al cubo… ma mi prostro come il prete che prende i voti) e tantissimi altri.
Perché l’ho fatto? Semplicemente perché tutte le volte che raccontavo le traversie avute in quel “mondo” gli astanti o sbellicavano dalle risate piuttosto che pronunciare le fatidiche parole: dai non ci credo, dai non è possibile, allora mi iscrivo anch’io ecc..
Chi ha letto il testo, anche per una revisione, ha commentato dicendo che in molti passi fa sganasciare dalle risate, in altri si ride amaro, in altri ancora si riflette. Il finale è poi inatteso… non posso rivelarlo, ma il fulcro sta tutto lì.
Che dire ancora? .... Nulla, ho detto anche troppo. Spero solo che vi divertiate:)
Saluti a tutti.... belle/i e brutte/i