“Hanno bussato al mio cuore le stelle di sera…” E questa luce delicata apre, percorre
e chiude la raccolta di Luigi Paternoster dove affiorano profumi, colori,
emozioni di infanzia e di giovinezza intrecciati alle passioni e ai drammi del
mondo Dentro questa morbida presenza di sentimenti e nostalgia soffia il “vento
azzurro” senza confini; lì si può sostare come “un rondinotto in un caldo nido”,
lì si può restare “accovacciati sull’albero dei sogni senza scendervi più”, lì si possono intrecciare “collane di stelle per ornare i tuoi giorni”…Ma accanto a queste
briciole di stelle che si ravvivano con i colori del riposo ci sono notti senza stelle, buie, senza luce, dove l’amore scomparso lascia solo orrore, violenza, crudeltà.
Tornano come cupi suoni di tamburo i troppi morti fuggiti dalle guerre e dalla
fame in cerca di vita, i tanti Aylan divorati dalla miseria e dall’indifferenza umana, i mondi poveri dei diseredati, dei migranti, la cui vita si accartoccia sui barconi, sui marciapiedi, sulle rotte perdute delle speranze negate. Di fronte a loro la violenza
efferata delle squadre della morte, dei califfi spietati, dei feroci padroni del
mondo e delle vite che spingono il poeta all’ardente condanna del male feroce,
alla supplica perché “dio ricrei l’amore” e riporti la pace nel martirio quotidiano
dei poveri. E qui le stelle diventano serbatoio di preghiera densa e vibrata nel
grande silenzio in cui brilla la loro luce.
e chiude la raccolta di Luigi Paternoster dove affiorano profumi, colori,
emozioni di infanzia e di giovinezza intrecciati alle passioni e ai drammi del
mondo Dentro questa morbida presenza di sentimenti e nostalgia soffia il “vento
azzurro” senza confini; lì si può sostare come “un rondinotto in un caldo nido”,
lì si può restare “accovacciati sull’albero dei sogni senza scendervi più”, lì si possono intrecciare “collane di stelle per ornare i tuoi giorni”…Ma accanto a queste
briciole di stelle che si ravvivano con i colori del riposo ci sono notti senza stelle, buie, senza luce, dove l’amore scomparso lascia solo orrore, violenza, crudeltà.
Tornano come cupi suoni di tamburo i troppi morti fuggiti dalle guerre e dalla
fame in cerca di vita, i tanti Aylan divorati dalla miseria e dall’indifferenza umana, i mondi poveri dei diseredati, dei migranti, la cui vita si accartoccia sui barconi, sui marciapiedi, sulle rotte perdute delle speranze negate. Di fronte a loro la violenza
efferata delle squadre della morte, dei califfi spietati, dei feroci padroni del
mondo e delle vite che spingono il poeta all’ardente condanna del male feroce,
alla supplica perché “dio ricrei l’amore” e riporti la pace nel martirio quotidiano
dei poveri. E qui le stelle diventano serbatoio di preghiera densa e vibrata nel
grande silenzio in cui brilla la loro luce.