Sullo sfondo storico del medioevo campeggia l'impavida figura del cavaliere Pietro, nato in umile dimora, divenuto uomo d'arme grazie alla benevolenza di un re che ha saputo scorgere nei giocosi combattimenti di un bambino, la forza di volontà, l'ardore, il coraggio necessari a tramutare l'imberbe sogno di Pilter, nella straordinaria figura di un autentico cavaliere, capace di imprese eroiche, degne di divenire leggende.
Il fortuito incontro con Nator, alter ego del cavaliere stereotipato, consente di riflettere sull'opportunismo di alcune persone, che antepongono a qualsiasi costo, le proprie necessità al rispetto verso gli altri. Per quanto misero possa essere l'animo di una persona, c'è sempre il modo e il tempo per la redenzione e il riscatto morale.
L'importanza degli affetti rappresenta il filo conduttore dell'intera narrazione: struggenti ed evocativi i ricordi dell'infanzia legati alla famiglia, che lo accompagnano e lo guidano anche in età adulta, delicati ed impacciati i comportamenti con quelle persone purtroppo lontane dal suo mondo, che sottolineano la consapevole rinuncia a cui la sua vita da cavaliere lo ha costretto. L'amicizia tuttavia, per lui sacra e inviolabile rappresenta un valore capace di lenire la solitudine e dare un senso all'esistenza.
Il valore umano e sociale della figura cavalleresca è esplicitato in alcuni avvincenti aneddoti, dai quali si evincono le peculiari doti del cavaliere stesso: la fedeltà alla religione, l'onestà, il coraggio l'altruismo, l'amore per la patria e per l'avventura.
La vera forza di un uomo non risiede nelle sue braccia o nelle sue gambe, ma è custodita nella sua mente e nel suo cuore.
Il fortuito incontro con Nator, alter ego del cavaliere stereotipato, consente di riflettere sull'opportunismo di alcune persone, che antepongono a qualsiasi costo, le proprie necessità al rispetto verso gli altri. Per quanto misero possa essere l'animo di una persona, c'è sempre il modo e il tempo per la redenzione e il riscatto morale.
L'importanza degli affetti rappresenta il filo conduttore dell'intera narrazione: struggenti ed evocativi i ricordi dell'infanzia legati alla famiglia, che lo accompagnano e lo guidano anche in età adulta, delicati ed impacciati i comportamenti con quelle persone purtroppo lontane dal suo mondo, che sottolineano la consapevole rinuncia a cui la sua vita da cavaliere lo ha costretto. L'amicizia tuttavia, per lui sacra e inviolabile rappresenta un valore capace di lenire la solitudine e dare un senso all'esistenza.
Il valore umano e sociale della figura cavalleresca è esplicitato in alcuni avvincenti aneddoti, dai quali si evincono le peculiari doti del cavaliere stesso: la fedeltà alla religione, l'onestà, il coraggio l'altruismo, l'amore per la patria e per l'avventura.
La vera forza di un uomo non risiede nelle sue braccia o nelle sue gambe, ma è custodita nella sua mente e nel suo cuore.