La presentazione del prof. Italo Zannier per l'inaugurazione della mostra " Al Volo " presso il Centro Candiani a Mestre (Ve)
Viviamo una nuova fase dell’Era dell’Iconismo; in parole povere, siamo nell’era dell’immagine automatica, genialmente avviata da Daguerre, con la sua invenzione, nel 1839.
Una fase, quella attuale, detta del “ digitale “, un lemma per me antipatico, comunque impreciso, che si può confondere con il famoso medicinale, che salvò a suo tempo tante vite con il “ mal di cuore “.
I francesi, beati loro, l’hanno definito “ numérique “.
Ma il giovane Matteo è un fotografo anfibio, e queste distinzioni non lo preoccupano, né lo distraggono dalla sua passione per la fotografia.
Matteo ha utilizzato, fin da ragazzo, quand’era mio studente all’Iuav, il vecchio sistema “ analogico “ (ahimè, altro lemma scioccherello, perché anche l’attuale fotografia elettronica è analogica, riflettendo sulle definizioni di Roland Barthes, datate 1961 !).
Matteo Chinellato ha sempre cercato, con intelligenza anche sportiva, di cogliere vivaci scene d’ambiente, o anomalie, eventi passeggeri, che sono stimoli storici per i fotografi.
E non soltanto i gabbiani in amore del pane gettato in laguna, ma le luci passeggere, e i colori, spesso nuovi e sfolgoranti, quindi sorprendenti. O le emblematiche brume e nebbie veneziane, nel confronto con i cromatismi lampeggianti, come nelle case di Burano, dipinte con pigmenti chimici che imitano i colori televisivi.
Insomma Matteo Chinellato, con un occhio virginale, sta rivisitando, anche nel “ banale “, il suo habitat e riesce via via a sorprendersi, a scoprire e a segnalare in immagine, aspetti quotidiani del nuovo paesaggio, senza remore per il prima e il dopo della Fotografia, dalla fotochimica alla fotoelettronica.
Ciò che conta per Matteo, è trattenere in una fotografia un pensiero, una emozione, e a volte egli riesce anche a cogliere un momento di poesia.
La fotografia “ veneziana “ ha in Matteo un nuovo appassionato, delicato artefice, che merita attenzione per il suo futuro.
Italo Zannier
Lignano Pineta, 10 ottobre 2013
Viviamo una nuova fase dell’Era dell’Iconismo; in parole povere, siamo nell’era dell’immagine automatica, genialmente avviata da Daguerre, con la sua invenzione, nel 1839.
Una fase, quella attuale, detta del “ digitale “, un lemma per me antipatico, comunque impreciso, che si può confondere con il famoso medicinale, che salvò a suo tempo tante vite con il “ mal di cuore “.
I francesi, beati loro, l’hanno definito “ numérique “.
Ma il giovane Matteo è un fotografo anfibio, e queste distinzioni non lo preoccupano, né lo distraggono dalla sua passione per la fotografia.
Matteo ha utilizzato, fin da ragazzo, quand’era mio studente all’Iuav, il vecchio sistema “ analogico “ (ahimè, altro lemma scioccherello, perché anche l’attuale fotografia elettronica è analogica, riflettendo sulle definizioni di Roland Barthes, datate 1961 !).
Matteo Chinellato ha sempre cercato, con intelligenza anche sportiva, di cogliere vivaci scene d’ambiente, o anomalie, eventi passeggeri, che sono stimoli storici per i fotografi.
E non soltanto i gabbiani in amore del pane gettato in laguna, ma le luci passeggere, e i colori, spesso nuovi e sfolgoranti, quindi sorprendenti. O le emblematiche brume e nebbie veneziane, nel confronto con i cromatismi lampeggianti, come nelle case di Burano, dipinte con pigmenti chimici che imitano i colori televisivi.
Insomma Matteo Chinellato, con un occhio virginale, sta rivisitando, anche nel “ banale “, il suo habitat e riesce via via a sorprendersi, a scoprire e a segnalare in immagine, aspetti quotidiani del nuovo paesaggio, senza remore per il prima e il dopo della Fotografia, dalla fotochimica alla fotoelettronica.
Ciò che conta per Matteo, è trattenere in una fotografia un pensiero, una emozione, e a volte egli riesce anche a cogliere un momento di poesia.
La fotografia “ veneziana “ ha in Matteo un nuovo appassionato, delicato artefice, che merita attenzione per il suo futuro.
Italo Zannier
Lignano Pineta, 10 ottobre 2013