Volendo iniziare con un bel coming out, ti confesserò, caro Lettore, che il primo gioco di parole che ricordo di aver inventato fu: Nella foresta di Sherwood vive Batman Hood. Ero ingenuo, facevo forse la prima elementare; giocavo su una relazione del tipo: Robin : Batman = Robin : Hood Lungi dall'essere una battuta sensata o piacevole all'ascolto, fu però il mio battesimo del fuoco. Da allora, fors' anche perché cresciuto in un ambiente dove l'autoironia e il gioco di parole erano all'ordine del giorno, non ho più smesso. Ascolto una parola che ha molteplici significati, e subito cerco di costruirci una crittografia. Prendo appunti a lezione, e mi perdo a disegnar rebus e barzellette (a scopo esemplificativo si veda la scannerizzazione nella prossima pagina). Mi fanno una battuta, e mi premuro di rispondere a tono. Adoro inoltre quelli creati dagli altri: famelico leggo elenchi su elenchi di giochi di parole, pescati qua e là, perdendoci le ore. D'altro canto l'anagramma del mio nome e cognome è Sfamammo a lento, e non si riferisce soltanto alla quantità smisurata di cibo che ingurgito quotidianamente. Col trascorrere degli anni, ho prodotto una quantità ragguardevole di giochi enigmistici e freddure: belli, terribili, arguti, senza senso, agghiaccianti. Molti di questi, forse quasi tutti, li ho dimenticati. Finché l'anno scorso mi sono detto: ?Adesso basta! D'ora in avanti, qualsiasi gioco io inventerò lo metterò per iscritto!?
Non son lucido, ma brillo
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