La prospettiva in cui in questo libro vengono lette le categorie di totalitarismo e di democrazia, vuole essere alternativa sia ad una rappresentazione esclusivamente storico-politica dei termini, che li ridurrebbe a mere e schematiche formalità procedurali, sia ad una loro rappresentazione in termini metafisico-mistico-spiritualistici, che ne farebbe categorie tutte interiori all’individuo fino al limite parossistico di poterle definire solo come un qualcosa di extra-mondano.
Si cercherà invece di restituire tali termini come vere e proprie categorie filosofiche depositarie di un’essenza che si manifesta in particolari rapporti storico-sociali ma che non coincide con una forma univoca e cristallizzata degli stessi.
Questa prospettiva risulta essenziale per non fare di fenomeni storici meri codici procedurali, rendendoli così etichette indifferenti al loro effettivo contenuto, anziché estrarre dalla loro forma d’attuazione pratica il loro significato teorico.
L’etica costituisce la bussola tramite la quale poter condurre una simile operazione, con ripercussioni anche sulla politica partitica ed istituzionale. E poiché al variare di tali posizioni derivano fenomeni storico-politico-sociali di genere diverso, un’etica che sia pubblica è l’unica bussola che possa orientare il darsi di quei fenomeni. Per questo una sezione del presente testo è dedicata alla mappatura delle più recenti tematizzazioni nell’ambito delle cosiddette etiche applicate: dal movimento di riabilitazione della filosofia pratica alla disputa tra liberalismo e comunitarismo, rispetto alla quale il neocontrattualismo sembra poter fungere da strumento di mediazione, dal movimento dell’etica della (co)responsabilità a quello dell’apertura all’alterità.
Una proposta di pacificazione sociale, che l’attualità ci dimostra essere sempre più urgente, è il punto conclusivo di questo testo. A tal fine, si tenterà la definizione di una costituzione antropologica basilare (pertanto universale, fintantoché eventualmente non muterà la configurazione dell’uomo), definendola con la formula di “antropologia essenziale”, grazie alla quale poter integrare l’analisi ontogenetica con quella filogenetica. I processi di modernizzazione (in particolar modo la globalizzazione), nei quali sono insite molteplici tematiche di carattere etico, politico e giuridico, saranno così inquadrati in una prospettiva in grado di dar conto delle dinamiche sociali, senza per questo perdere di vista l’individuo, essendovi una prospettiva antropologica a fondamento di quella sociologica.
Questa versione del testo è rinnovata con una nuova introduzione, un nuovo saggio iniziale e una bibliografia ragionata ampliata.
Si cercherà invece di restituire tali termini come vere e proprie categorie filosofiche depositarie di un’essenza che si manifesta in particolari rapporti storico-sociali ma che non coincide con una forma univoca e cristallizzata degli stessi.
Questa prospettiva risulta essenziale per non fare di fenomeni storici meri codici procedurali, rendendoli così etichette indifferenti al loro effettivo contenuto, anziché estrarre dalla loro forma d’attuazione pratica il loro significato teorico.
L’etica costituisce la bussola tramite la quale poter condurre una simile operazione, con ripercussioni anche sulla politica partitica ed istituzionale. E poiché al variare di tali posizioni derivano fenomeni storico-politico-sociali di genere diverso, un’etica che sia pubblica è l’unica bussola che possa orientare il darsi di quei fenomeni. Per questo una sezione del presente testo è dedicata alla mappatura delle più recenti tematizzazioni nell’ambito delle cosiddette etiche applicate: dal movimento di riabilitazione della filosofia pratica alla disputa tra liberalismo e comunitarismo, rispetto alla quale il neocontrattualismo sembra poter fungere da strumento di mediazione, dal movimento dell’etica della (co)responsabilità a quello dell’apertura all’alterità.
Una proposta di pacificazione sociale, che l’attualità ci dimostra essere sempre più urgente, è il punto conclusivo di questo testo. A tal fine, si tenterà la definizione di una costituzione antropologica basilare (pertanto universale, fintantoché eventualmente non muterà la configurazione dell’uomo), definendola con la formula di “antropologia essenziale”, grazie alla quale poter integrare l’analisi ontogenetica con quella filogenetica. I processi di modernizzazione (in particolar modo la globalizzazione), nei quali sono insite molteplici tematiche di carattere etico, politico e giuridico, saranno così inquadrati in una prospettiva in grado di dar conto delle dinamiche sociali, senza per questo perdere di vista l’individuo, essendovi una prospettiva antropologica a fondamento di quella sociologica.
Questa versione del testo è rinnovata con una nuova introduzione, un nuovo saggio iniziale e una bibliografia ragionata ampliata.