Che cosa sono, chi sono, cosa cercano “I pornomadi”? Uno shock, una perversione? Uno spreco, una lingua nuova, un vero viaggio iniziatico? “Il peggio passa e se ne fa una sintassi”, come scrive Davide Morgagni, che si muove attorno al centro di una realtà terrificante, costruita sul delirio, una parola dopo l'altra, come una piega, una ferita e ancora: quale immagine di società ne verrà fuori, quale nuova generazione di pornoumani, derive, rizomi, resisterà a questo romanzo increato dove il mondo è immediatamente vita, subito, adesso?
Davide Morgagni, nel suo romanzo di esordio compie un gesto liberatorio nei confronti della sintassi, di quella lingua che spesso viene abusata entro limiti di convenzienza, confondendo l’essere di ciò che si racconta con la gabbia ‘scolastica’ delle buone maniere, ammiccanti per il lettore. “I pornomadi” racconta le vicende del primo “pornomade”, in una realtà cittadina, metropolitana, che sarebbe assenza totale e gratuita, totale indifferenza, se non fosse per l’accensione atomica che il testo fornisce alla realtà stessa.
Qui si “è” nel momento stesso in cui ci si racconta, perfino l’oggetto inerte, quando viene ritratto, acquista una dimensione poetica e extrasensoriale, trascendente. Ecco perché ne “I pornomadi” di Davide Morgagni il testo e le immagini fotografiche di Lorenzo Papadia costituiscono particelle di un tutto, sostanza e materia di canto. Un viaggio onirico. È un testo questo che sospende il tempo, diluendo l’attesa di un finale che è fine, scopo vero e essenza di questa vera e propria “macchina sonora”.
Una lingua nuova, risorta come una fenice sulle macerie lasciate dal passaggio dello scritto del morto orale di Carmelo Bene, della petite musique di Louis-Ferdinand Céline, degli esperimenti lisergici di Burroughs, dei Millepiani rizomatici di Gilles Deleuze e Felix Guattari, e, infine, della scrittura musicale di James Joyce.
“Ci sono due modi per non amare l’arte, il primo consiste nel non amarla, il secondo nell’amarla razionalmente”, scriveva Oscar Wilde, lo sa bene Davide Morgagni che nella narrazione della sua storia realizza una macchina letteraria nuova che è allo stesso tempo una storia dissacrante, canzonatoria, eccessiva, godibile, al di là delle possibilità stesse di ogni formalismo. Solo chi ha paura di ammettere che le cose stanno così, può sfuggire al rutilante meccanismo de “I pornomadi”.
“I pornomadi” è il primo romanzo di Davide Morgagni, uscito nel 2014 e ripubblicato in versione digitale, oggi, da Musicaos Editore.
Davide Morgagni nasce a Lecce, nel 1977. Si laurea in Filosofia. Autore, regista e attore delle pièce teatrali: “Todo el amor” da P. Neruda, “Riccardino III” da W. Shakespeare, “Il Dottor Mefisto” da C. Marlowe, “Penelope a New York” da Joyce a Lorca. Dal 2015 collabora con la compagnia di danza sperimentale THERASIA MC. Autore dei romanzi “I pornomadi” (Musicaos Editore, 2014, 2016). “Strade negre” (in uscita nel 2017 con Musicaos Editore).
Davide Morgagni, nel suo romanzo di esordio compie un gesto liberatorio nei confronti della sintassi, di quella lingua che spesso viene abusata entro limiti di convenzienza, confondendo l’essere di ciò che si racconta con la gabbia ‘scolastica’ delle buone maniere, ammiccanti per il lettore. “I pornomadi” racconta le vicende del primo “pornomade”, in una realtà cittadina, metropolitana, che sarebbe assenza totale e gratuita, totale indifferenza, se non fosse per l’accensione atomica che il testo fornisce alla realtà stessa.
Qui si “è” nel momento stesso in cui ci si racconta, perfino l’oggetto inerte, quando viene ritratto, acquista una dimensione poetica e extrasensoriale, trascendente. Ecco perché ne “I pornomadi” di Davide Morgagni il testo e le immagini fotografiche di Lorenzo Papadia costituiscono particelle di un tutto, sostanza e materia di canto. Un viaggio onirico. È un testo questo che sospende il tempo, diluendo l’attesa di un finale che è fine, scopo vero e essenza di questa vera e propria “macchina sonora”.
Una lingua nuova, risorta come una fenice sulle macerie lasciate dal passaggio dello scritto del morto orale di Carmelo Bene, della petite musique di Louis-Ferdinand Céline, degli esperimenti lisergici di Burroughs, dei Millepiani rizomatici di Gilles Deleuze e Felix Guattari, e, infine, della scrittura musicale di James Joyce.
“Ci sono due modi per non amare l’arte, il primo consiste nel non amarla, il secondo nell’amarla razionalmente”, scriveva Oscar Wilde, lo sa bene Davide Morgagni che nella narrazione della sua storia realizza una macchina letteraria nuova che è allo stesso tempo una storia dissacrante, canzonatoria, eccessiva, godibile, al di là delle possibilità stesse di ogni formalismo. Solo chi ha paura di ammettere che le cose stanno così, può sfuggire al rutilante meccanismo de “I pornomadi”.
“I pornomadi” è il primo romanzo di Davide Morgagni, uscito nel 2014 e ripubblicato in versione digitale, oggi, da Musicaos Editore.
Davide Morgagni nasce a Lecce, nel 1977. Si laurea in Filosofia. Autore, regista e attore delle pièce teatrali: “Todo el amor” da P. Neruda, “Riccardino III” da W. Shakespeare, “Il Dottor Mefisto” da C. Marlowe, “Penelope a New York” da Joyce a Lorca. Dal 2015 collabora con la compagnia di danza sperimentale THERASIA MC. Autore dei romanzi “I pornomadi” (Musicaos Editore, 2014, 2016). “Strade negre” (in uscita nel 2017 con Musicaos Editore).