Un cadavere nudo, completamente verniciato di bianco, in una stanza chiusa di un attico sfitto nella centralissima via Grande: ecco cosa si trova di fronte Saverio Zefiro, architetto livornese di mezz'età in crisi personale e professionale, una mattina di novembre. Incaricato dal proprietario di vedere perché una delle stanze fosse inaccessibile agli imbianchini, forza una porta e trova il corpo del suo vecchio professore di disegno dei tempi del liceo: Franco Carrara, anziano artista anarchico e politicamente impegnato negli anni Settanta, che abitava due piani sotto. Saverio, solo la settimana prima, lo aveva aiutato a uscire dall'ascensore in cui era rimasto intrappolato per un guasto, mettendo in subbuglio tutto il palazzo. Un condominio che conosce bene: il suo studio di architettura è stato lì fino a poco tempo prima, quando la carenza di lavoro lo ha costretto a trasferirne i resti nel salotto di casa propria. Saverio si trova così coinvolto, suo malgrado, in quello che i giornali subito battezzano Il Delitto in Bianco. Le tracce sono confuse e contraddittorie, sparse tra una statua vivente tutta dipinta di bianco, l’ambiente artistico e politico degli anni Settanta e quello di oggi, con il centro sociale che il professore continuava a frequentare. Sulla scorta di alcuni appunti lasciati dal Carrara, Saverio scopre che qualcosa di grave sarebbe successo proprio nell'appartamento di quest’ultimo, prima che questi vi si trasferisse. Finché di colpo, proprio riflettendo sul bianco, il mosaico gli si ricompone in testa.
In bianco (biblioteca del giallo)
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