“A quel tempo noi di Buonconvento avevamo dei parenti a Brenna”. Quale tempo? Non importa. Perché il tempo è quello del mito. “A quel tempo” è l’incipit delle fiabe. E cosa sarà Brenna? Non lo sappiamo, forse non lo scopriremo mai, ma ci dimenticheremo persino di essercelo domandato, perché l’autore subito dopo ci inchioda, definitivamente: in famiglia e in tutto il paese circolava il detto “A Brenna finisce il mondo”. La misteriosa Brenna diventa nella nostra fantasia le Colonne d’Ercole che qualunque infanzia ha – fortunatamente – conosciuto. Una lettura che è un “viaggio”, il cui punto d’arrivo e di ripartenza è quel finale secco e un poco mesto ma anche carico di nuove attese e di nuove sorprese, quando il bambino lascia i luoghi dell’infanzia per la città. Ancora una volta, notizia e metafora, viaggio reale e rito di passaggio all’età adulta. A quel punto anche noi ci svegliamo di colpo, di colpo adulti. E non riusciamo quasi a capire come ciò sia avvenuto. Solo che adesso – come amerebbe dire Saint-Exupéry – siamo dei grandi che non dimenticano di essere stati un giorno bambini.
A quel tempo – Un’infanzia tra Buonconvento e Montalcino
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