Vivere il Libro dell’Esodo dall’interno, senza le manipolazioni del testo originale dovute a fantasiose elaborazioni teologiche. Ritrovarsi nei panni di Mosè, l’abile e scaltro negoziatore che riesce a mediare tra un popolo sempre sull’orlo dell’insurrezione e le pressanti richieste del colonizzatore extraterrestre, permaloso e suscettibile, che l’ha posto a capo dei figli d’Israele. Mettersi nei panni di Yahwèh, l’essere giunto su un carro di fuoco da un pianeta lontano, che non riesce ad accettare di buon grado l’idea di dover vivere tra un’accozzaglia di gente “dalla dura cervice”.
Cammini nel deserto, combatti genti straniere, conquisti nuove città, hai fame e sete, ordisci trame per sottrarre l’oro ai figli d’Israele, rivelando la meschinità di un “Dio” che non è altro che un signorotto che dispone di tecnologie superiori, venuto da “altrove”, con la necessità di costruirsi un popolo che lavori per lui, che lo riverisca e che lo serva.
Questa è la Bibbia rivisitata con occhio sarcastico, pungente e dissacrante da Federica Di Noi.
Cammini nel deserto, combatti genti straniere, conquisti nuove città, hai fame e sete, ordisci trame per sottrarre l’oro ai figli d’Israele, rivelando la meschinità di un “Dio” che non è altro che un signorotto che dispone di tecnologie superiori, venuto da “altrove”, con la necessità di costruirsi un popolo che lavori per lui, che lo riverisca e che lo serva.
Questa è la Bibbia rivisitata con occhio sarcastico, pungente e dissacrante da Federica Di Noi.
