Kurt Vonnegut negli anni cinquanta cercava di guadagnarsi da vivere con la scrittura e pubblicava racconti sulle pagine di settimanali e rotocalchi. Sono storie relativamente semplici di persone relativamente semplici. Storie di uomini e macchine, fabbriche di elettrodomestici e negozi di ciambelle, concorsi di luminarie natalizie e sfide tra pittori. Di lì a qualche anno, avrebbe scritto della guerra, dell’incesto e della fine del mondo, e con Ghiaccio-nove e Mattatoio n. 5 avrebbe ispirato un’intera generazione di scrittori. In questi racconti inediti c’è già la chiarezza di sguardo del Vonnegut maturo: la promessa di una delle voci più significative della letteratura americana. Ma, come scrive Dave Eggers nella prefazione a questo volume, c’è soprattutto un abilissimo inventore di ordigni narrativi diabolici: «Quando cominciate un racconto capite che state per trovarvi in trappola. E sapete una cosa? È bello farsi mettere in trappola da Vonnegut».
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