Le guerre non si scelgono. Ci toccano.
Quella capitata a Mister Reflex si chiama “crisi economico-finanziaria strutturale generalizzata”. Non è mondiale come le due precedenti, ma di più: qualche incallito ottimista l’ha definita globale! E pure più lunga del nome stesso che porta.
Ma rispetto alle guerre di sempre, qui i carnefici hanno tutte facce normali. Quasi ci somigliano. E forse è così.
Tanto da indurre il giovane pubblicitario, protagonista del libro, a dubitare di se e a trovare il coraggio, finalmente, per guardarsi nell’anima e indagare se mai avesse un alibi per quel suo imbarazzante passato.
E se le risposte che trova non saranno mai più eloquenti del comune senso di civiltà, un primato questo libro ce l'ha, perché prodromico di un genere nuovo che potrebbe definirsi "romanzo internettuale". Che alla scrittura graffiante e spassosa, unisce l'immagine, divenuta insostituibile per coloro che al millennio in corso gli riconoscono la paternità putativa. Anche per l'infinita varietà di strumentazioni - smartphone, tablet e quant'altro - che ce lo fa credere. Che ci cambia addirittura il modo di fruire delle pagine. Come accade per questo libro.
Un libro che parla la lingua di oggi alla gente di oggi. Ma un romanzo a tutti gli effetti. Un po’ giallo e un po’ tragedia. E così tanto provocatorio perché proprio figlio dei tempi.
Quella capitata a Mister Reflex si chiama “crisi economico-finanziaria strutturale generalizzata”. Non è mondiale come le due precedenti, ma di più: qualche incallito ottimista l’ha definita globale! E pure più lunga del nome stesso che porta.
Ma rispetto alle guerre di sempre, qui i carnefici hanno tutte facce normali. Quasi ci somigliano. E forse è così.
Tanto da indurre il giovane pubblicitario, protagonista del libro, a dubitare di se e a trovare il coraggio, finalmente, per guardarsi nell’anima e indagare se mai avesse un alibi per quel suo imbarazzante passato.
E se le risposte che trova non saranno mai più eloquenti del comune senso di civiltà, un primato questo libro ce l'ha, perché prodromico di un genere nuovo che potrebbe definirsi "romanzo internettuale". Che alla scrittura graffiante e spassosa, unisce l'immagine, divenuta insostituibile per coloro che al millennio in corso gli riconoscono la paternità putativa. Anche per l'infinita varietà di strumentazioni - smartphone, tablet e quant'altro - che ce lo fa credere. Che ci cambia addirittura il modo di fruire delle pagine. Come accade per questo libro.
Un libro che parla la lingua di oggi alla gente di oggi. Ma un romanzo a tutti gli effetti. Un po’ giallo e un po’ tragedia. E così tanto provocatorio perché proprio figlio dei tempi.