Cocktail d’amore

9788886721844 «Non ho voglia di vederti muoverti, quindi stai fermo», ti sussurro in un orecchio. Chini la testa per annuire. Non puoi vedermi ma mi sono infilata un dito in bocca; quello stesso dito che, adesso, senti scorrerti lungo la schiena, sotto la maglietta, fino a restare chiuso tra le tue natiche. Ho la mano chiusa in un pugno dal quale resta teso soltanto il medio. Sono immobile. Aspetto qualche istante e, quando non te lo aspetti, di colpo ti costringo a piegarti di più spingendoti la testa verso il piano dello scrittoio con la sinistra e ti penetro. «Devi stare zitto, ho detto», esclamo per bloccare in tuo gemito. «Non è quello che fai a me? Non è quello che hai fatto anche alle altre? Pensi che non abbia diritto anche io di averti?» In camera ridevamo ancora ma forse cercavamo il coraggio per andare a letto. Lei era così diversa dalle altre che avevo avuto. Me le ricordo appena. Nessuna di quelle era mia amica, di nessuna di quelle conoscevo ciò che conosco di lei. Per nessuna volevo essere desiderabile come lo volevo per lei. Nessuna volevo far godere così come volevo far godere lei. Alcune sere dopo andai a cena con la mia famiglia in un locale all?aperto e, in un tavolo accanto al nostro, vidi un uomo con una camicia bianca che mi parve somigliare moltissimo al suo amico della foto. Restai così, a guardarlo, per tutta la sera e, tornata a casa, dopo essermi convulsamente levata tutti i vestiti, non riuscii ad evitare di masturbarmi e lo feci con una tale violenza che, sul clitoride, mi si formarono piccoli impercettibili graffietti che mi provocarono un certo bruciore per alcuni giorni. Camminando avvertivo il fastidio e di nuovo vedevo il volto di quello ed risentivo il duro gelo delle mattonelle del pavimento del bagno sotto le mie ginocchia, lungo gli stinchi e sulle ossa dei miei piedi mentre, piegata su me stessa il mio desiderio mi costringeva a simulare la posizione nella quale mi sarei trovata se li avessi avuti entrambi in quel preciso istante. I miei pensieri quella sera dell?incontro in pizzeria mi costringevano ad immaginarmi come loro mi avevano avuta. Sapevo che anche il solo fatto che potessi pensarlo lo feriva, ma non riuscivo ad evitare di continuarlo a fare.