Strano destino quello del lavoro sociale e di chi lo pratica. Tenuti in genere ai margini, sono emersi negli ultimi mesi in termini di cronaca nera. Una cronaca devastante che ha visto sbattuti in prima pagina, insieme a vecchi arnesi del malaffare e a profittatori e politici rampanti di ogni colore, pezzi di cooperazione e di privato sociale. Era nell’aria, e già qualcuno lo aveva segnalato.
Eppure, contemporaneamente, cresce la consapevolezza che l’alternativa non è l’austerità (che uccide gli ultimi e, insieme, spreca) ma un lavoro sociale onesto e consapevole. Per questo occorre un racconto che non nasconda errori e contraddizioni ma che sappia rivendicare il valore, anche in termini di benessere collettivo, dell’attività di migliaia di operatrici e operatori che sono, in tempo di crisi, indispensabili equilibristi.
Eppure, contemporaneamente, cresce la consapevolezza che l’alternativa non è l’austerità (che uccide gli ultimi e, insieme, spreca) ma un lavoro sociale onesto e consapevole. Per questo occorre un racconto che non nasconda errori e contraddizioni ma che sappia rivendicare il valore, anche in termini di benessere collettivo, dell’attività di migliaia di operatrici e operatori che sono, in tempo di crisi, indispensabili equilibristi.