L’attacco di panico si presenta con una intensa sensazione di paura che insorge improvvisamente non necessariamente causata dall’esposizione ad una situazione che per il soggetto è abitualmente ansiogena, più spesso ad esordio improvviso e nel giro di pochi minuti si intensificano alcuni sintomi tipici di un attacco d’ansia, come: difficoltà a respirare, tremori, sudorazione, tachicardia, che portano il soggetto a credere di stare per morire o di impazzire. Chi soffre di panico molto spesso è colto da svariate fobie che non riesce a gestire: uscire da soli da casa, ma anche stare soli in casa risulta essere un’impresa; attraversare uno spazio aperto, ma anche stare in uno spazio ristretto come un ascensore, oppure anche utilizzare mezzi di trasporto come autobus e macchina può causare un attacco di panico. Le cause che si nascondono dietro a questo modo di sentirsi non sono mai riconducibili a fatti obbiettivi o a dati concreti, bensì a motivazioni psicologiche molto profonde. Sembrerebbe che chi ha paura di tutto teme ciò che è esterno, e che è avvertito come minaccioso, ma questo è frutto di una proiezione: avviene cioè che si porti sull’esterno, al di fuori di se stessi, la causa della propria paura. L’ansia è uno stato comune a tutti, tutti noi la conosciamo, poiché ci accompagna nel quotidiano nell’affrontare gli impegni e le responsabilità di tutti i giorni, ma se si oltrepassano certi limiti di ansia subentra un malessere percepito, un disagio, più o meno intenso, detto comunemente stress. In linea di massima quando compaiono sensazioni più o meno improvvise di questo tipo, si possono sempre ricollegare a un pensiero, al nostro auto-dialogo, la cosiddetta coscienza, per capirci o a immagini mentali, che in quel momento attraversano la mente. Magari possono esser dovute al modo in cui stiamo percependo, interpretando la situazione in cui siamo calati. Di tale concomitanza pensiero-angoscia non siamo sempre consapevoli, spesso sono fenomeni che procedono in automatico, sotto soglia rispetto alla coscienza. Però questo moto improvviso che avviene a livello emotivo altro non è che un segnale, un veicolo di preziose informazioni rispetto a pericoli potenziali che cogliamo intorno a noi, ma più che altro di informazioni su di noi, su come ragioniamo, a cosa diamo importanza, cosa temiamo. I sintomi del disturbo di panico, spesso identici a patologie fisiche, portano il paziente ad essere convinto d’essere portatore di crisi cardiache o respiratorie, con la sensazione di correre gravi rischi di salute fino alla paura di una morte imminente. Vi è la percezione, dunque, di un’entità esterna alla persona stessa che appunto attacca, disturba, talvolta “a ciel sereno”, in altre parole senza nessuna causa apparente, attraverso i suoi sintomi: in questo senso i sintomi somatici sono dati concreti che possono essere toccati con mano. Si può dire che la persona che soffre di ansia e panico sperimenta la sofferenza attraverso la sua carne, i suoi respiri soffocati, la debolezza che talvolta porta allo svenimento dei sensi; il cuore batte all’impazzata ed i brividi e le vampate di calore attraversano il corpo ad ondate. Un attacco di panico viene definito come "un periodo distinto di intensa paura o disagio", accompagnato da almeno quattro sintomi somatici o cognitivi quali, tra gli altri, palpitazioni, tremore, tachipnea, sudorazione e senso di soffocamento. Il disturbo di panico è spesso accompagnato da agorafobia, cioè paura di essere da solo in un luogo pubblico (p.es., un supermercato) soprattutto in posti dai quali sarebbe impossibile una fuga rapida se il soggetto presentasse un attacco di panico. Il primo attacco di panico è spesso del tutto spontaneo, anche se occasionalmente può far seguito a eccitazione, esercizio fisico, attività sessuale o a un trauma emotivo modesto; per soddisfare i criteri diagnostici per disturbo di panico, almeno i primi attacchi devono essere inaspettati .
Gli Attacchi di Panico (Italian Edition)
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