Gli Onesti è un romanzo in cui l’umanità ritorna: ritorna eternamente su se stessa, con il suo carico di amore, morte, odio, destino, incompiutezza e speranza. Cambiano gli interpreti, i volti, i tempi e i luoghi, ma sempre, eternamente, l’umanità ritorna.
In questo romanzo i personaggi di narrazione sono utili a una storia che racconta agli uomini che non v’è valore reale nelle loro azioni se non quello che essi stesso si propongono di assumere; la scelta, spesso “politica”, nasconde una finalità ben precisa e non assolve nessuno dal peccato di esistere e di volersi affermare come giudice unico di questa esistenza.
Per tal motivo Francesco Cacace, detto Ciccio, più comunemente noto come o’Sarracino, e Silvia D’Aloisio, vedova Amato, non possono esser considerati protagonisti, effettivi e unici, di questo romanzo che ha come obiettivo non il racconto di una storia, ma come in una storia confluisca per intero tutta la complessità delle vicende umane.
La vicenda narrativa di o’Sarracino è quella di un killer costretto, dalle sue stesse scelte, a una resa dei conti con se stesso.
Colpevole di reati ben più gravi, o’Sarracino si ritrova in stato di detenzione per una rapina finita male; un errore che gli impedisce di portare a termine un importante lavoro commissionatogli, per questo motivo si ritrova intrappolato in un gioco di potere, gestito dal boss che ha sempre servito, in cui lui ha tutto da perdere.
In carcere incontra Silvia, un’insegnante che, in seguito alla morte del marito, ha deciso di rimettere in gioco la sua carriera assumendosi l'onere di un corso di scrittura creativa per detenuti.
Questo incontro attiva una serie di meccanismi interni al sistema “familiare”, su cui è costituito il nostro mondo, che va bene oltre la storia specifica riguardante o’Sarracino e Silvia.
Accanto alla vicenda centrale del romanzo si svolgono, intrecciandosi a questa, quelle di altri personaggi che hanno un ruolo fondamentale nel percorso della storia, perché è attraverso di loro che il racconto principale si modifica, ma soprattutto si altera, privando, quasi del tutto, i protagonisti della soggettiva del romanzo e del potere di modificare autonomamente la loro vicenda personale.
Gli Onesti, insomma, non si propone come romanzo d’amore, né tantomeno può essere definito il racconto di una redenzione impossibile.
La storia di Silvia e Ciccio è solo strumentale agli effetti che da questa conseguono: perché da questa emerge l’assillo di un mondo che preferisce individuare il Bene e il Male come realtà ontologicamente determinate, piuttosto che farsi carico del proprio orrore.
La colpa di questo mondo non è solo nella pistola che spara, nel sangue che gronda dalle mani di chi ha scelto di elevarsi a Dio e destino degli uomini, ma lo è anche la difesa indiscriminata di un sistema culturale e sociale che presume di essere “buono e onesto”, a dispetto di quest’umanità ferita che sempre ritorna.
In questo romanzo i personaggi di narrazione sono utili a una storia che racconta agli uomini che non v’è valore reale nelle loro azioni se non quello che essi stesso si propongono di assumere; la scelta, spesso “politica”, nasconde una finalità ben precisa e non assolve nessuno dal peccato di esistere e di volersi affermare come giudice unico di questa esistenza.
Per tal motivo Francesco Cacace, detto Ciccio, più comunemente noto come o’Sarracino, e Silvia D’Aloisio, vedova Amato, non possono esser considerati protagonisti, effettivi e unici, di questo romanzo che ha come obiettivo non il racconto di una storia, ma come in una storia confluisca per intero tutta la complessità delle vicende umane.
La vicenda narrativa di o’Sarracino è quella di un killer costretto, dalle sue stesse scelte, a una resa dei conti con se stesso.
Colpevole di reati ben più gravi, o’Sarracino si ritrova in stato di detenzione per una rapina finita male; un errore che gli impedisce di portare a termine un importante lavoro commissionatogli, per questo motivo si ritrova intrappolato in un gioco di potere, gestito dal boss che ha sempre servito, in cui lui ha tutto da perdere.
In carcere incontra Silvia, un’insegnante che, in seguito alla morte del marito, ha deciso di rimettere in gioco la sua carriera assumendosi l'onere di un corso di scrittura creativa per detenuti.
Questo incontro attiva una serie di meccanismi interni al sistema “familiare”, su cui è costituito il nostro mondo, che va bene oltre la storia specifica riguardante o’Sarracino e Silvia.
Accanto alla vicenda centrale del romanzo si svolgono, intrecciandosi a questa, quelle di altri personaggi che hanno un ruolo fondamentale nel percorso della storia, perché è attraverso di loro che il racconto principale si modifica, ma soprattutto si altera, privando, quasi del tutto, i protagonisti della soggettiva del romanzo e del potere di modificare autonomamente la loro vicenda personale.
Gli Onesti, insomma, non si propone come romanzo d’amore, né tantomeno può essere definito il racconto di una redenzione impossibile.
La storia di Silvia e Ciccio è solo strumentale agli effetti che da questa conseguono: perché da questa emerge l’assillo di un mondo che preferisce individuare il Bene e il Male come realtà ontologicamente determinate, piuttosto che farsi carico del proprio orrore.
La colpa di questo mondo non è solo nella pistola che spara, nel sangue che gronda dalle mani di chi ha scelto di elevarsi a Dio e destino degli uomini, ma lo è anche la difesa indiscriminata di un sistema culturale e sociale che presume di essere “buono e onesto”, a dispetto di quest’umanità ferita che sempre ritorna.