La raccolta di novelle comprende cinque storie che hanno in comune il filo conduttore della speranza. I personaggi provengono da luoghi diversi ma hanno gli stessi sogni, le stesse paure, lo stesso desiderio di ricostruire le loro vite da zero. Ognuna di queste storie pone l’attenzione sul fenomeno dell’immigrazione, così attuale in questo periodo storico, con lo scopo di far comprendere al lettore che, a prescindere dalla nostra provenienza geografica, siamo tutti esseri umani e nella vita incontriamo tutti le stesse difficoltà, sogniamo tutti le stesse cose e siamo tutti sulla stessa barca.
Semà è una ragazza nigeriana che dopo aver rischiato tutto per giungere in Italia, diventa una vittima del racket della prostituzione. L’unica persona che le fa percepire uno spiraglio di luce è Padre Davide, che cerca di riportarla sulla retta via. Nella sua vita devastata qualcosa può cambiare. Non può essere sempre tutto nero. Bisogna reagire, ribellarsi contro le ingiustizie, e gridare al mondo che la dignità umana è sacra.
Bahati è un ragazzino congolese che lavora in una miniera. La sua famiglia è stata uccisa dai guerriglieri, che gli hanno tolto tutto quello che aveva, compresa la libertà. L’unico scopo della sua vita adesso è scavare ininterrottamente sotto il sole cocente, anche a mani nude, per trovare il famigerato coltan, detto anche “oro nero”, vivendo in condizioni di estrema povertà. Il coltan viene estratto in Congo e trasportato in Asia, dove i giganti della tecnologia lo usano per produrre i condensatori di telefonini e computer, che tutti noi utilizziamo quotidianamente, senza sapere cosa si nasconde dietro questo commercio senza scrupoli. Un giorno decide di fuggire per lasciarsi tutto alle spalle ed intraprende un’interminabile traversata del Continente africano, fino ad arrivare al mare, il suo ultimo ostacolo prima del raggiungimento della libertà. Molti altri, come lui, avevano tentato la fortuna oltremare. Qualcuno ce l’aveva fatta, altri erano morti. Era costretto a correre questo rischio. Poteva scegliere se morire di fame o morire cercando di raggiungere la libertà. Il mare poteva essere la sua salvezza o la sua rovina. Non aveva altra scelta che rischiare.
Amir è un falegname siriano che conduce una vita semplice e serena assieme alla sua famiglia. All’improvviso le milizie dello Stato Islamico fanno calare l’ombra sul Medio Oriente e su tutto il mondo. Migliaia di persone vengono mutilate e decapitate pubblicamente se si rifiutano di accettare le leggi del fondamentalismo islamico. Così Amìr, per sfuggire ai massacri, abbandona la sua casa alla volta dell’Europa. Egli è un Siriano, e per il mondo occidentale, da quando i terroristi di Al-Quaeda hanno diffuso il terrore in tutto il mondo, qualsiasi profugo proveniente dai Paesi del Medio-Oriente, è un potenziale terrorista. Queste false credenze rendono Amìr un innocente, colpevole di provenire da una Nazione sfortunata. Non è un terrorista, ma gli Europei lo vedono come tale. Sono diffidenti. Lo evitano. Essi non sanno che anche lui è una vittima del fondamentalismo islamico. Essi non sanno che essere di religione islamica non significa assolutamente essere un terrorista. Non sanno niente di lui, ma i loro occhi osservano, parlano e giudicano senza sapere.
Miguel è un ragazzo messicano che si guadagna da vivere facendo il fruttivendolo per strada. Lavora duramente per pochi dollari al giorno, mentre intorno a lui un’intera città convive con una realtà criminale che fa circolare milioni di dollari grazie al traffico di cocaina. Il suo sogno è fuggire da Juarez e ricostruire la sua vita da zero, negli Stati Uniti, ma per far questo c’è bisogno di soldi, che lui non ha. Così scende a patti con i narcotraffic [...]
Semà è una ragazza nigeriana che dopo aver rischiato tutto per giungere in Italia, diventa una vittima del racket della prostituzione. L’unica persona che le fa percepire uno spiraglio di luce è Padre Davide, che cerca di riportarla sulla retta via. Nella sua vita devastata qualcosa può cambiare. Non può essere sempre tutto nero. Bisogna reagire, ribellarsi contro le ingiustizie, e gridare al mondo che la dignità umana è sacra.
Bahati è un ragazzino congolese che lavora in una miniera. La sua famiglia è stata uccisa dai guerriglieri, che gli hanno tolto tutto quello che aveva, compresa la libertà. L’unico scopo della sua vita adesso è scavare ininterrottamente sotto il sole cocente, anche a mani nude, per trovare il famigerato coltan, detto anche “oro nero”, vivendo in condizioni di estrema povertà. Il coltan viene estratto in Congo e trasportato in Asia, dove i giganti della tecnologia lo usano per produrre i condensatori di telefonini e computer, che tutti noi utilizziamo quotidianamente, senza sapere cosa si nasconde dietro questo commercio senza scrupoli. Un giorno decide di fuggire per lasciarsi tutto alle spalle ed intraprende un’interminabile traversata del Continente africano, fino ad arrivare al mare, il suo ultimo ostacolo prima del raggiungimento della libertà. Molti altri, come lui, avevano tentato la fortuna oltremare. Qualcuno ce l’aveva fatta, altri erano morti. Era costretto a correre questo rischio. Poteva scegliere se morire di fame o morire cercando di raggiungere la libertà. Il mare poteva essere la sua salvezza o la sua rovina. Non aveva altra scelta che rischiare.
Amir è un falegname siriano che conduce una vita semplice e serena assieme alla sua famiglia. All’improvviso le milizie dello Stato Islamico fanno calare l’ombra sul Medio Oriente e su tutto il mondo. Migliaia di persone vengono mutilate e decapitate pubblicamente se si rifiutano di accettare le leggi del fondamentalismo islamico. Così Amìr, per sfuggire ai massacri, abbandona la sua casa alla volta dell’Europa. Egli è un Siriano, e per il mondo occidentale, da quando i terroristi di Al-Quaeda hanno diffuso il terrore in tutto il mondo, qualsiasi profugo proveniente dai Paesi del Medio-Oriente, è un potenziale terrorista. Queste false credenze rendono Amìr un innocente, colpevole di provenire da una Nazione sfortunata. Non è un terrorista, ma gli Europei lo vedono come tale. Sono diffidenti. Lo evitano. Essi non sanno che anche lui è una vittima del fondamentalismo islamico. Essi non sanno che essere di religione islamica non significa assolutamente essere un terrorista. Non sanno niente di lui, ma i loro occhi osservano, parlano e giudicano senza sapere.
Miguel è un ragazzo messicano che si guadagna da vivere facendo il fruttivendolo per strada. Lavora duramente per pochi dollari al giorno, mentre intorno a lui un’intera città convive con una realtà criminale che fa circolare milioni di dollari grazie al traffico di cocaina. Il suo sogno è fuggire da Juarez e ricostruire la sua vita da zero, negli Stati Uniti, ma per far questo c’è bisogno di soldi, che lui non ha. Così scende a patti con i narcotraffic [...]