Oltre 170 pagine per un progetto ambizioso: rifare gli italiani. Fu in occasione del 150° anniversario dell’Unità d’Italia che all’autore non sfuggì un particolare: una cartina del 1861 che Cavour commissionò a scopo didattico e che raffigura l’Italia al contrario. Il suo obiettivo era cancellare le differenze e fare gli italiani. Oggi come allora, quella cartina segna il punto da dove ripartire: il Mediterraneo. Quello è il nostro posto nel mondo, come popolo. Un popolo purtroppo ancora fermo alle divisioni del 1861, che si sono accentuate nel corso degli anni, in particolare quella tra il Nord e il Sud del paese. La crisi attuale è molto profonda, ma rappresenta un’occasione storica per appianare le differenze.
Nel libro si smontano gli stereotipi che caratterizzano la visione del Nord verso il Sud e viceversa. E si parte proprio dal racconto di una vita che l’autore mette coraggiosamente a nudo: la propria. Un’esistenza tortuosa e densa di avvenimenti, tragicomici al punto tale da renderla un romanzo di per sé, intrecciato con le vite delle persone che hanno vissuto negli intorni del suo incedere quotidiano. Un fazzoletto di terra che ha rappresentato l’unico mondo apparentemente possibile. Terra madre e matrigna che impone condizioni mentali e spazi ristretti, dai quali però riesce ad affrancarsi. Ci racconta la storia di un migrante al contrario che ha percorso l’Italia da Nord a Sud e che ha capito che solo una totale e consapevole riabilitazione delle genti del sud agli occhi di quelle del nord, potrà consentire la rinascita della nostra nazione. Ecco quindi che il romanzo diventa un saggio. Un’analisi ironica, cruda, impietosa, dissacrante, di ciò che siamo come singoli individui, appartenenti però alla nazione italiana. Una riflessione profonda che parte da un vissuto personale, offerto come esempio e percorso rivoluzionario che possa portare a una rinascita collettiva.
Nel libro si smontano gli stereotipi che caratterizzano la visione del Nord verso il Sud e viceversa. E si parte proprio dal racconto di una vita che l’autore mette coraggiosamente a nudo: la propria. Un’esistenza tortuosa e densa di avvenimenti, tragicomici al punto tale da renderla un romanzo di per sé, intrecciato con le vite delle persone che hanno vissuto negli intorni del suo incedere quotidiano. Un fazzoletto di terra che ha rappresentato l’unico mondo apparentemente possibile. Terra madre e matrigna che impone condizioni mentali e spazi ristretti, dai quali però riesce ad affrancarsi. Ci racconta la storia di un migrante al contrario che ha percorso l’Italia da Nord a Sud e che ha capito che solo una totale e consapevole riabilitazione delle genti del sud agli occhi di quelle del nord, potrà consentire la rinascita della nostra nazione. Ecco quindi che il romanzo diventa un saggio. Un’analisi ironica, cruda, impietosa, dissacrante, di ciò che siamo come singoli individui, appartenenti però alla nazione italiana. Una riflessione profonda che parte da un vissuto personale, offerto come esempio e percorso rivoluzionario che possa portare a una rinascita collettiva.