Agli inizi del 2009 mi venne consegnato il memoriale di una persona, che chiamerò Marco Bolognesi, deceduta due anni prima, con la richiesta di curarne la pubblicazione. Era un manoscritto di circa 200 pagine in forma di diario, con cadenza quasi giornaliera, che Marco aveva scritto di proprio pugno sull'onda emotiva di una notizia sconvolgente: stava per morire a causa di un tumore ai polmoni.
Ciò che colpì un pò tutti era l'elaborazione fluida del testo, tale da sembrare dettato o ricopiato da una brutta copia: un racconto dal ritmo serrato, coinvolgente, dissacrante e volgare, per niente vicino alle ultime volontà di un malato terminale.
Durante la lavorazione, il caso di Marco è approdato nelle aule di tribunale ed è per questo motivo che, insieme all'editore, oltre che ai famigliari del defunto, abbiamo concordato di rinunciare ad alcune parti della storia, nel pieno rispetto del senso originario.
Per tutelare la privacy delle persone coinvolte, ho cambiato i loro nomi, rendendo irriconoscibile ogni riferimento indicato da Marco, compresa la localizzazione geografica.
Ciò che colpì un pò tutti era l'elaborazione fluida del testo, tale da sembrare dettato o ricopiato da una brutta copia: un racconto dal ritmo serrato, coinvolgente, dissacrante e volgare, per niente vicino alle ultime volontà di un malato terminale.
Durante la lavorazione, il caso di Marco è approdato nelle aule di tribunale ed è per questo motivo che, insieme all'editore, oltre che ai famigliari del defunto, abbiamo concordato di rinunciare ad alcune parti della storia, nel pieno rispetto del senso originario.
Per tutelare la privacy delle persone coinvolte, ho cambiato i loro nomi, rendendo irriconoscibile ogni riferimento indicato da Marco, compresa la localizzazione geografica.