La poetessa Maria Galluzzo apre la sua seconda raccolta poetica inserendosi in quella corrente letteraria, tipica di fine Ottocento e inizio Novecento, in cui la visione soggettiva delle cose si carica di valenze allusive e simboliche che rimandano a qualcosa che è al di là di esse. In questa silloge, possiamo infatti cogliere la sfera dell’io di chi scrive confondersi con la realtà oggettiva. Come docente e amante della Letteratura francese, l'Autrice impara da Baudelaire e da Mallarmé l’arte di un “verseggiare sintetico”, in quest’ottica la sua poesia può essere vista come il prodotto originale di un movimento letterario in cui la parola poetica della tradizione classica giunge alla sua estremità espressiva.
La poetessa dunque, ha saputo abilmente giocare con il frammentismo dei suoi versi, in cui ha reso manifeste quelle fitte corrispondenze ed analogie, sia quando ha trattato tematiche di interesse universale, che in quelle poesie intimistiche e strettamente personali; non a caso la dedica iniziale con cui Maria Galluzzo si rivolge a tutti gli artisti che sanno dare voce a quel fanciullino che è dentro ognuno di noi, vuol essere un invito a non smettere mai di sognare, con gli stessi occhi lucidi e affascinati di un fanciullo, nell’attimo in cui contempla un meraviglioso Incanto notturno.
Daniela Fava
La poetessa dunque, ha saputo abilmente giocare con il frammentismo dei suoi versi, in cui ha reso manifeste quelle fitte corrispondenze ed analogie, sia quando ha trattato tematiche di interesse universale, che in quelle poesie intimistiche e strettamente personali; non a caso la dedica iniziale con cui Maria Galluzzo si rivolge a tutti gli artisti che sanno dare voce a quel fanciullino che è dentro ognuno di noi, vuol essere un invito a non smettere mai di sognare, con gli stessi occhi lucidi e affascinati di un fanciullo, nell’attimo in cui contempla un meraviglioso Incanto notturno.
Daniela Fava