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    Italian girl, the

    Por LAKME, ANNAMARIA P.

    Sobre

    Annamaria P. Lakme THE ITALIAN GIRL e la sua donna Lexus Ho scritto questo libro per scoprire realtà diverse dalla mia. Il racconto, con le sue situazioni a volte intense, a volte divertenti, i personaggi ed i luoghi si basa sulla realtà e sono stati vissuti, visti ed uditi personalmente o da altri. Eppure succede, basta aprire ?bene? gli occhi e lasciarsi attirare dall?emotività, separandosi per un poco dalla razionalità. Non è difficile, ma bisogna che si tolgano prima di tutto pregiudizi dalla mente e saranno belli la pelle di chi vi ama sulla vostra, la bocca aperta di un bambino curioso, il luccichio dei macchinari di una nuova industria, la vostra immagine sul finestrino di un treno? l?Amore. Mi leccavano le cosce, mi mordevano i polsi, mi infilavano la lingua nell? ano, mi stringevano i capezzoli tra i denti e ci colavano sopra cera da candelabri, la leccavano e ci stavano contemporaneamente una, due, tre, anche quattro lingue affusolate che solo le donne hanno, me la baciavano come fosse un fiore fragile e delicato, un?orchidea rarissima ma che aveva tanto bisogno di bagnarsi? Fare sesso con le donne che sceglievo, e volevano, non era un semplice toccarsi e godere, era un sogno, una situazione estemporanea alla vita quotidiana, senza identità individuali, ma qualcosa come un quadro dove ogni elemento fa parte del dipinto nella sua unità; un Monet en plein air, dove il fiume miscela, con la tecnica del pointillage, il suo colore alle magnolie e, con la brezza, lo stesso colore si posa sulla passeggiata di una signora. Cambiavo una ragazza ogni sera, mi eccitava vederle ansimare, avere un?espressione quasi di sofferenza mentre godevano, sapere esattamente dove toccarle e sentirle bagnare, lasciando le mie mani e la bocca inzuppate del loro piacere. L?odore che esalavano le loro fiche era di gamberetto fresco, proprio come diceva Verlaine nelle sue poesie erotiche. Quando mi innamoravo, finiva sempre in tragedia e questo mi piaceva, mi dava la sensazione di avere amato davvero e in modo romantico, come in un libro di altri tempi. Frequentavo i locali dark e quando andavo in discoteche d?altro tipo, mi sentivo un?emarginata. In fondo ero contenta di non essere uguale a quelli che non mostravano alcun tipo di creatività, fantasia, arte. Era importante mantenersi diversi dagli altri, soprattutto perché non mi sopporta-vano comunque. Facevo sempre troppo casino, ero troppo triste o allegra, timida o spavalda, a secondo dei miei sbalzi d?umore. Il suo soprannome era Lexus perché era come il nuovo tipo di auto Lexus che si vedeva in giro: fantastica!
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