Estratto dalla premessa:
"Quando il Comune di Sanremo, all’alba del terzo millennio, decise di intitolare il “Lungomare delle Nazioni” a Italo Calvino, ebbi un duplice, conflittuale déjà vu.
L’istanza di nuova denominazione era stata presentata dalla Famija Sanremasca, nota associazione culturale locale, nel 1999; il Consiglio aveva espresso una ‹‹votazione palesemente unanime››; il Prefetto e il Settore Lavori Pubblici Servizio Viabilità avevano rilasciato il relativo nulla osta.
Tutto mi sembrò conseguente con quell’opportunità – così recitava la delibera – di ‹‹riconoscere pubblicamente i meriti di Italo Calvino, studioso e scrittore di chiara fama, che ha dato anche incomparabile profilo letterario alla gente sanremese, dalla quale discende, facendone conoscere meriti e pregi››.
Eppure… Non mi persuase il ricordo dell’arcinoto scatto, datato 1941, che ritrae Calvino – allora vessillifero dell’urbanesimo – filosofeggiare assieme a Scalfari e ad altri quattro sodali su una panchina costiera. Questa, infatti, era adagiata sì su un lungomare, ma quello dell’Imperatrice.
Decisiva e tranchant, piuttosto, fu la rilettura dell’introduzione a Il sentiero dei nidi di ragno (concepita solo per l’edizione del 1964, seppure la “prima” del romanzo sia datata 1947): ‹‹Io ero della Riviera di Ponente; dal paesaggio della mia città - San Remo – cancellavo polemicamente tutto il litorale turistico - lungomare con palmizi, casinò, alberghi, ville - quasi vergognandomene; cominciavo dai vicoli della Città vecchia […] preferivo le «fasce» di vigna e d'oliveto coi vecchi muri a secco sconnessi, m'inoltravo per le mulattiere sopra i dossi gerbidi››.
Sulla pertinenza del coup de théâtre cultural-politico si dibatterà in altre sedi. Il fatto in sé, invece, – ed è ciò che qui interessa davvero – esemplifica mirabilmente tutta la nevrotica instabilità e l’oscillante ambiguità dei rapporti fra Italo Calvino e la (solo talvolta) sua Sanremo. Rapporti che costituiranno – naturalmente – il nucleo dei saggi presentati".
"Quando il Comune di Sanremo, all’alba del terzo millennio, decise di intitolare il “Lungomare delle Nazioni” a Italo Calvino, ebbi un duplice, conflittuale déjà vu.
L’istanza di nuova denominazione era stata presentata dalla Famija Sanremasca, nota associazione culturale locale, nel 1999; il Consiglio aveva espresso una ‹‹votazione palesemente unanime››; il Prefetto e il Settore Lavori Pubblici Servizio Viabilità avevano rilasciato il relativo nulla osta.
Tutto mi sembrò conseguente con quell’opportunità – così recitava la delibera – di ‹‹riconoscere pubblicamente i meriti di Italo Calvino, studioso e scrittore di chiara fama, che ha dato anche incomparabile profilo letterario alla gente sanremese, dalla quale discende, facendone conoscere meriti e pregi››.
Eppure… Non mi persuase il ricordo dell’arcinoto scatto, datato 1941, che ritrae Calvino – allora vessillifero dell’urbanesimo – filosofeggiare assieme a Scalfari e ad altri quattro sodali su una panchina costiera. Questa, infatti, era adagiata sì su un lungomare, ma quello dell’Imperatrice.
Decisiva e tranchant, piuttosto, fu la rilettura dell’introduzione a Il sentiero dei nidi di ragno (concepita solo per l’edizione del 1964, seppure la “prima” del romanzo sia datata 1947): ‹‹Io ero della Riviera di Ponente; dal paesaggio della mia città - San Remo – cancellavo polemicamente tutto il litorale turistico - lungomare con palmizi, casinò, alberghi, ville - quasi vergognandomene; cominciavo dai vicoli della Città vecchia […] preferivo le «fasce» di vigna e d'oliveto coi vecchi muri a secco sconnessi, m'inoltravo per le mulattiere sopra i dossi gerbidi››.
Sulla pertinenza del coup de théâtre cultural-politico si dibatterà in altre sedi. Il fatto in sé, invece, – ed è ciò che qui interessa davvero – esemplifica mirabilmente tutta la nevrotica instabilità e l’oscillante ambiguità dei rapporti fra Italo Calvino e la (solo talvolta) sua Sanremo. Rapporti che costituiranno – naturalmente – il nucleo dei saggi presentati".