Il mal d’Africa, declinato nella sue mille sfumature, negli orizzonti infuocati dal tramonto, e nelle piste sconnesse che sembrano non portare da nessuna parte, è proprio la percezione, quasi in forma di febbre, di quel che tutti noi siamo, o siamo stati prima che la religione e la civiltà, con i suoi pregi ed i suoi difetti, ci dessero un ordine e una meta e una proporzione accettabile nei rapporti.
Il mal d’Africa è il cielo azzurro, l’orizzonte infuocato nel momento in cui il sole tramonta, i paesaggi incredibilmente belli, il mistero che circonda chi vi vive.
Il mal d’Africa è poi la condizione di privilegio in cui un bianco si pone, o meglio si poneva all’epoca dei fatti, ed ancor più in precedenza, nel contesto africano.
Il mal d’Africa è una malattia che colpisce ogni individuo che per un periodo relativamente lungo debba soggiornare nel continente nero, combattendo istante per istante la stessa lotta per la vita.
Il mal d’Africa è il cielo azzurro, l’orizzonte infuocato nel momento in cui il sole tramonta, i paesaggi incredibilmente belli, il mistero che circonda chi vi vive.
Il mal d’Africa è poi la condizione di privilegio in cui un bianco si pone, o meglio si poneva all’epoca dei fatti, ed ancor più in precedenza, nel contesto africano.
Il mal d’Africa è una malattia che colpisce ogni individuo che per un periodo relativamente lungo debba soggiornare nel continente nero, combattendo istante per istante la stessa lotta per la vita.