“Non esiste da un lato una piccola mistica, marginale, incompleta, nebulosa, e persino degenerata o patologica, e dall'altro una Grande Mistica, l'unica autenticamente religiosa, la strada maestra che condurrebbe alla conoscenza di Dio (…) la mistica selvaggia comprende, già da sola, tutta la mistica. Fin dal suo iniziale manifestarsi che sconvolge gli schemi percettivi, rimette in questione tutti i nostri postulati sociali, morali o religiosi, e lascia fluire in noi una marea di stati affettivi, il fenomeno mistico si dimostra pura primitività per sua stessa essenza. Per quanto varie possano essere le modalità che favoriscono l'emergere dell'esperienza mistica (droga, trauma emotivo o pratiche di preghiera e di ascesi), essa fa identicamente naufragare la persona sociale, le sue credenze, i suoi ideali e la sua rispettabilità (…) Ma se mai si potesse incontrare un vissuto mistico allo stato puro, è vero che esso sparirebbe dal nostro campo di rappresentazione qualora lo lasciassimo sussistere, volatile com'è, vergine di interpretazione (…) Selvaggia può diventare allora (…) l'interpretazione del fenomeno mistico, non il fenomeno stesso. Il problema posto dalla mistica selvaggia è dunque prima di tutto di ordine culturale e storico. Laddove gruppi sociali omogenei (tradizioni iniziatiche o vere e proprie Chiese) hanno saputo mettere a punto, generazione dopo generazione, tecniche di induzione e codici di deciframento dell'esperienza estatica, il fenomeno ‘mistica selvaggia’ non compare praticamente mai (…) riemerge e torna a estendersi ogni volta che i codici si offuscano e perdono la loro efficacia. (…) Una cosa è lamentarsi dell'attuale dilagare del sentimento oceanico nelle sue forme più fruste e spesso più distruttive, altro è potersi servire di argini e canali capaci di contenerne la futura espansione selvaggia”
La Mistica Selvaggia (Filosofia)
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