Abstact
Sotto la lente microanalitica delle reti neurali
la realtà del dipinto incomincia
a non essere più come appariva.
Ciò che vediamo infatti è una nuvoletta sospesa
proprio sopra una coppa di cristallo
che campeggiano sullo sfondo di una valle
circondata da monti lontani.
Ma in questo scenario idilliaco e quasi incantato
sta avvenendo un fatto efferato.
La scena del crimine è proprio li davanti ai nostri occhi
ma paradossalmente noi non vediamo il delitto
se non a posteriori
su indicazione di altri.
Questi diversi aspetti cognitivo dell’opera
evolvono in una sequenza narrativa unitaria
che trasforma il dipinto in un film.
Note sull’autore del saggio
Nicola Colecchia, già ricercatore di Psicologia Generale presso l’Università di Bologna, dirige attualmente Synapticart, Laboratorio di Arte e Scienza (www.synapticart.org) in cui si svolgono ricerche specifiche sui processi creativi e di fruizione di opere d’arte (pittura, design, installazioni, architettura).
Con un approccio interdisciplinare, fondato sul principio autogenerativo delle reti neurali, egli ha elaborato opere di grandi artisti di epoche e luoghi volutamente diversi allo scopo di individuare nei loro linguaggi eventuali meccanismi espressivi comuni, di natura sub-simbolica, che operano al di sotto delle configurazioni stilistiche e storico-culturali di tali opere.
Le ricerche hanno messo in evidenza che i fuoriclasse dell’arte (fra cui Leonardo, Tiziano, Mirò, Magritte, Beuys, Weston, Pesce, Piano, Brewster, Cattelan, Hirst,ed altri) hanno creato intuitivamente alcuni meccanismi sub-simbolici per accrescere il potere attrattivo dei propri capolavori. Il linguaggio sub-simbolico infatti viene prodotto e compreso “in automatico “ sia dall’artista che dall’ osservatore dell’opera perché si fonda su un codice innato che coinvolge il corpo e la mente di tutti, a loro insaputa.
Sotto la lente microanalitica delle reti neurali
la realtà del dipinto incomincia
a non essere più come appariva.
Ciò che vediamo infatti è una nuvoletta sospesa
proprio sopra una coppa di cristallo
che campeggiano sullo sfondo di una valle
circondata da monti lontani.
Ma in questo scenario idilliaco e quasi incantato
sta avvenendo un fatto efferato.
La scena del crimine è proprio li davanti ai nostri occhi
ma paradossalmente noi non vediamo il delitto
se non a posteriori
su indicazione di altri.
Questi diversi aspetti cognitivo dell’opera
evolvono in una sequenza narrativa unitaria
che trasforma il dipinto in un film.
Note sull’autore del saggio
Nicola Colecchia, già ricercatore di Psicologia Generale presso l’Università di Bologna, dirige attualmente Synapticart, Laboratorio di Arte e Scienza (www.synapticart.org) in cui si svolgono ricerche specifiche sui processi creativi e di fruizione di opere d’arte (pittura, design, installazioni, architettura).
Con un approccio interdisciplinare, fondato sul principio autogenerativo delle reti neurali, egli ha elaborato opere di grandi artisti di epoche e luoghi volutamente diversi allo scopo di individuare nei loro linguaggi eventuali meccanismi espressivi comuni, di natura sub-simbolica, che operano al di sotto delle configurazioni stilistiche e storico-culturali di tali opere.
Le ricerche hanno messo in evidenza che i fuoriclasse dell’arte (fra cui Leonardo, Tiziano, Mirò, Magritte, Beuys, Weston, Pesce, Piano, Brewster, Cattelan, Hirst,ed altri) hanno creato intuitivamente alcuni meccanismi sub-simbolici per accrescere il potere attrattivo dei propri capolavori. Il linguaggio sub-simbolico infatti viene prodotto e compreso “in automatico “ sia dall’artista che dall’ osservatore dell’opera perché si fonda su un codice innato che coinvolge il corpo e la mente di tutti, a loro insaputa.