Una tenuta in Toscana circondata da una selva che opprime il protagonista. È strano, racconta lui: sono cresciuto qui ma la Grande Belva Frusciante mi inquieta, da sempre. Non posso spiegarvi, perché non so tramutarlo in parole, cosa vuol dire vivere nella tana del lupo. È qualcosa che lavora nell’ombra, si ripercuote nei sogni e, non c’è dubbio, ha forgiato nel tempo la mia natura visionaria, quella che riempie il buio di spiriti ed elabora catastrofi sanguinarie, con trame articolate e sempre piuttosto creative.
Poi la fuga a Bologna, all’università. Un’isola felice lontana da “felci, rovi e arbusti avvinghiati tra loro, radici sinuose che sbucano sul sentiero come serpenti millenari e mi fanno inciampare”. Il ritorno con il rito domenicale della cena in famiglia da celebrare a tutti i costi e senza nulla che turbi l’apparente normalità di individui in perenne conflitto. Fino alla scoperta che la Grande Belva Frusciante ha un nome e un volto.
Poi la fuga a Bologna, all’università. Un’isola felice lontana da “felci, rovi e arbusti avvinghiati tra loro, radici sinuose che sbucano sul sentiero come serpenti millenari e mi fanno inciampare”. Il ritorno con il rito domenicale della cena in famiglia da celebrare a tutti i costi e senza nulla che turbi l’apparente normalità di individui in perenne conflitto. Fino alla scoperta che la Grande Belva Frusciante ha un nome e un volto.