La crisi del Golfo persico, iniziata il 2 agosto 1990, in pochi mesi ha dato vita ad uno dei più violenti conflitti del dopoguerra. Essa ha visto in campo quasi tutta la comunità internazionale, che nelle vesti delle Nazioni Unite, ha reagito con forza. L'invasione del Kuwait, le risoluzioni dell'ONU, l'incendio dei pozzi petroliferi, l'operazione "desert storm", fanno ormai parte della storia: ci si scrive romanzi, ci si fa notizia. Ma, a nostro avviso, il lato oscuro della guerra del Golfo, quello che più ci preme mettere in luce è il complesso sistema di sanzioni e misure applicate e utilizzate per ricondurre l'equilibrio nella zona del Golfo persico. In particolar modo, in questa sede ci occuperemo dell'embargo posto dalle Nazioni Unite con risoluzione n. 661 del 6 agosto 1990, dei regolamenti CEE che ad essa sono seguiti e della relativa legislazione italiana. Ci occuperemo di questo insieme di norme e soprattutto delle conseguenze delle misure sanzionatorie sul complesso sistema di rapporti commerciali pendenti tra soggetti italiani e soggetti iracheni.
L’embargo contro l’Iraq
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