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    L’eroticus Pennywise, parte seconda (Italian Edition)

    Por Stefano Falotico

    Sobre

    Seconda parte dell'eroticus Pennywise.

    Sogni desti e non arrestati!
    Acquiescenze e dormiglioni a rubacuori invero poc’amanti della vita.
    Decadentista, il Pennywise è ardito, rinomato in giullaresco “sfarfallare” nel bel mezzo di tal lor sparlar vano. Che stupida vanità, questi qua...
    Salta come un maledetto d’ignota ma tangibile irritazione, tocca “cauto” sulla provocazione “legittima”, in quanto elevò le borie altrui alle sue serene glorie. Mai senile, giovanissimo. Non sarà, per quanto v’ostinerete a subissarlo di gelosia cattiva, adescato da “ambulanti” sirene.
    Egli è balena bianca, arcobaleno lucido. Non puoi ucciderlo!
    Innaffiato nel suo sparirti accanto, gira di qua e di là, menestrello dello sbrodolar fra cere orrende in castelli “principeschi”, ne smussa le prosopopee e col vento a prua vola notturno ad altro suo divertito, sbruffone sorriso che, in barba a tutti, non abbocca, non è un liofilizzato ma un rizzo colorato impressionante, tatuaggio ferreo e scostumato trucco sol che denudato dalle “nobili” nomee di massa dei ritoccati... Burocrati!
    Di cui altezzoso se ne infischia di “fosco” allegrissimo. Ah, i tutori!
    Fra le disumane sconcezze, gli abomini perenni, le reiterate ma oscurate, quotidiane, insistenti violenze, ne svela i “nascondigli”, a pianto mesto dell’aspirarli nel sogno stesso ch’essi affliggono d’illusoria sete e abbuffate mai soddisfatte. Affastellan parole su parole nel cinguettio ispido d’ipocondrie e altri alibi della scema consolazione, immaginari dolori per pan-ace-e invero... solo che sciocche siete, immolate al rubicondo (s)fregiarsene.
    Ma il Pennywise che, di tal giornalieri imbrogli, n’è Egli stesso “sotterfugio” allo spuntar della Mezzanotte vera, incarna questa dissipatezza davver poco eroica, “pecora nera” dinanzi ai vilissimi usurpatori. Rifulge in Cielo, s’erige al buio come diamante a(l)itante!
    A Luna eretta o calante ma splendente a scovarne le mutande.
    Bevono sghignazzanti, s’ingozzano di sbronze ed escrementizi altri malati parti generano negli orridi geli tramandati.
    Il Pennywise sghiaccia i gelidi.
    Il Pennywise, floreale a non svender la sua faccia nel contrabbando degli attriti sociali ipocriti, volteggia a corte nello sfottere la stessa tovaglia (im)bandita sui mendaci florilegi. Al bando, sì, le cene dei cretini.
    Coloro che (s)cremarono e infornarono a puntin’ dei puntigli su sudati denti senz’alcuna soavità.
    In pastiglie si “posan”, pavoneggiandosi, ad apparecchiar lo smercio falsario, fluidificano la tetraggine in sguaiate “golosità” che, del solare, han perduto anche l’ombra coscienziosa.
    Farlocchi, il Pennywise non è un allocco. Pensavate d’averlo sepolto vivo ma dalla bara scaturì il suo fantasma.
    Chi troppo dorme, a lungo si risveglia. Un trillo acuto, acustico e acutissimo fra noiosi perditempo, più che altro perdenti della loro “tesa” esistenza e dei malintesi su finti tessuti dalle maschere intoccabili.
    Lunga vita al Pennywise. Evviva chi ha il coraggio di sparare la verità!
    Ah ah! Oh, rimbomba!
    Il Pennywise non lo smonti, il Pennywise è giocattolaio contro i matti.
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