L'Euro, la Grecia, e la moneta complementare
Questo lavoro rielabora alcune parti del libro Europa duale, applicandone la metodologia (struttura logica e basi di conoscenza) al caso Grecia; l'obiettivo è di far emergere le motivazioni, le responsabilità, e i rapporti di potere tra le Istituzioni che intervengono nella formazione delle decisioni.
L'ingresso di un Paese nell'Eurozona è responsabilità non solo di chi lo chiede, ma anche, e soprattutto, di chi acconsente alla richiesta.
La responsabilità si appesantisce quando si verificano interferenze con la capacità decisionale del Paese aderente, com'è nel caso della Grecia; ma è sistematicamente rimossa.
La Grecia è una realtà piccola: la sua popolazione è il 2,2% della popolazione dell'Unione, e corrisponde al 3,3% di quella dell'Eurozona; il suo PIL è di poco superiore a 182 miliardi di euro, pari all'1,8% del PIL dell'Eurozona.
Si sarebbe potuta salvare con un contributo di 100 miliardi, ma qualcuno ha preferito sprecarne molti di più per impartire una lezione di rigore, indirizzata non solo alla Grecia, ma soprattutto all'Italia e agli altri Paesi del Sud dell'Europa.
Il più recente programma dell'ex trojka, sottoposto a referendum, è basato sull'austerità, sul controllo, sulla precarizzazione del lavoro, sul depauperamento del patrimonio pubblico, e non accenna minimamente alla possibilità di avviare una politica effettiva di investimenti per la creazione di nuovi posti di lavoro e la formazione dei redditi necessari per far fronte al debito.
Tutto questo avviene in un'area monetaria non ottimale e pertanto, per ridare al sistema finanziario greco la capacità d'investimento in innovazione che l'Europa le nega; bisognerà ricorrere alla moneta complementare, com'è avvenuto nella Germania degli anni trenta del secolo scorso, con i MEFO, e come sembra voglia procedere, con alcune varianti, il Ministro Varoufakis con la sua ipotesi di Ft-coin.
Questo lavoro rielabora alcune parti del libro Europa duale, applicandone la metodologia (struttura logica e basi di conoscenza) al caso Grecia; l'obiettivo è di far emergere le motivazioni, le responsabilità, e i rapporti di potere tra le Istituzioni che intervengono nella formazione delle decisioni.
L'ingresso di un Paese nell'Eurozona è responsabilità non solo di chi lo chiede, ma anche, e soprattutto, di chi acconsente alla richiesta.
La responsabilità si appesantisce quando si verificano interferenze con la capacità decisionale del Paese aderente, com'è nel caso della Grecia; ma è sistematicamente rimossa.
La Grecia è una realtà piccola: la sua popolazione è il 2,2% della popolazione dell'Unione, e corrisponde al 3,3% di quella dell'Eurozona; il suo PIL è di poco superiore a 182 miliardi di euro, pari all'1,8% del PIL dell'Eurozona.
Si sarebbe potuta salvare con un contributo di 100 miliardi, ma qualcuno ha preferito sprecarne molti di più per impartire una lezione di rigore, indirizzata non solo alla Grecia, ma soprattutto all'Italia e agli altri Paesi del Sud dell'Europa.
Il più recente programma dell'ex trojka, sottoposto a referendum, è basato sull'austerità, sul controllo, sulla precarizzazione del lavoro, sul depauperamento del patrimonio pubblico, e non accenna minimamente alla possibilità di avviare una politica effettiva di investimenti per la creazione di nuovi posti di lavoro e la formazione dei redditi necessari per far fronte al debito.
Tutto questo avviene in un'area monetaria non ottimale e pertanto, per ridare al sistema finanziario greco la capacità d'investimento in innovazione che l'Europa le nega; bisognerà ricorrere alla moneta complementare, com'è avvenuto nella Germania degli anni trenta del secolo scorso, con i MEFO, e come sembra voglia procedere, con alcune varianti, il Ministro Varoufakis con la sua ipotesi di Ft-coin.