George Sand parla di Gargantua come l’opera di un popolo. In effetti, in essa Rabelais non solo da voce alla tradizione popolare, rievocando miti e leggende di antica derivazione gallica, ma riesce anche a offrire un grande affresco della società del suo tempo.
Nei quattro libri (più un quinto incompiuto e pubblicato postumo) che compongono l’epopea del gigante Gargantua e del figlio Pantagruele, le inverosimili vicende narrate sono calate nell’epoca in cui vive l’autore, e tanta e tale è la massa di dettagli e di riferimenti che quelle vicende finiscono per apparirci meno inverosimili. L’esuberante verve narrativa e lo spirito visionario di R. confluiscono in un realismo grottesco, una sorta di specchio deformante della realtà, che tuttavia la realtà continua a riprodurre.
Nei quattro libri (più un quinto incompiuto e pubblicato postumo) che compongono l’epopea del gigante Gargantua e del figlio Pantagruele, le inverosimili vicende narrate sono calate nell’epoca in cui vive l’autore, e tanta e tale è la massa di dettagli e di riferimenti che quelle vicende finiscono per apparirci meno inverosimili. L’esuberante verve narrativa e lo spirito visionario di R. confluiscono in un realismo grottesco, una sorta di specchio deformante della realtà, che tuttavia la realtà continua a riprodurre.