Undici volumi sulla medicina on line, di cui uno in inglese) credo siano bastevoli per avere un quadro d’insieme sull’evoluzione della medicina in un periodo relativamente breve, diciamo intorno a un lustro.
Con questo decimo e ultimo elaborato mi limito a tracciare una riflessione intorno allo stesso aspetto che mi ha visto impegnato anche in altre pubblicazioni: “La medicina del benessere parte prima e seconda” e “La Prostata”. Un altro mio lavoro sfiora la materia inglobando l’argomento con altri tre: la medicina della fede, la “Medicina online in inglese” e i ricordi.
Perché tanta attenzione da parte di chi non è versato medicina, ma ne è un semplice spettatore come tanti?
Perché con la pratica medica abbiamo imparato, anche da profani, a crescere e a conoscere i nostri limiti e a capire che non si va molto lontani se non riusciamo a fare un lavoro cooperativo. Un impegno che vada oltre il vociare delle comari ma che sappia fissare dei punti fermi basandosi su una cultura medica sgrossata dai pregiudizi, dai falsi percorsi, dalle suggestioni del momento.
La medicina è stata per tutte le nostre generazioni, una sorta di provocazione e se vogliamo una sfida aperta alla nostra capacità di guardare dentro di noi e di renderci conto che il mistero della vita che nasce, cresce, si matura e muore sta tutto in quel nostro corpo. E’ la fonte dei nostri pensieri, delle nostre azioni, nel bene e nel male, è il frutto che genera felicità e disperazione, benessere e tristezza e che ci fa soffrire anche quando dovremmo da subito gioire per una maternità.
Con questo decimo e ultimo elaborato mi limito a tracciare una riflessione intorno allo stesso aspetto che mi ha visto impegnato anche in altre pubblicazioni: “La medicina del benessere parte prima e seconda” e “La Prostata”. Un altro mio lavoro sfiora la materia inglobando l’argomento con altri tre: la medicina della fede, la “Medicina online in inglese” e i ricordi.
Perché tanta attenzione da parte di chi non è versato medicina, ma ne è un semplice spettatore come tanti?
Perché con la pratica medica abbiamo imparato, anche da profani, a crescere e a conoscere i nostri limiti e a capire che non si va molto lontani se non riusciamo a fare un lavoro cooperativo. Un impegno che vada oltre il vociare delle comari ma che sappia fissare dei punti fermi basandosi su una cultura medica sgrossata dai pregiudizi, dai falsi percorsi, dalle suggestioni del momento.
La medicina è stata per tutte le nostre generazioni, una sorta di provocazione e se vogliamo una sfida aperta alla nostra capacità di guardare dentro di noi e di renderci conto che il mistero della vita che nasce, cresce, si matura e muore sta tutto in quel nostro corpo. E’ la fonte dei nostri pensieri, delle nostre azioni, nel bene e nel male, è il frutto che genera felicità e disperazione, benessere e tristezza e che ci fa soffrire anche quando dovremmo da subito gioire per una maternità.