Giulio Cesare Vanini fu giustiziato per ateismo a Tolosa il 9 febbraio 1619. Diciannove anni dopo Giordano Bruno. Gli strapparono la lingua, lo impiccarono alla forca e infine lo bruciarono sul rogo. In punto di morte esclamò con fierezza: “Andiamo, andiamo allegramente a morire da filosofo”. Aveva solo 34 anni. La sua figura, tornata in auge mezzo secolo fa, ha goduto in passato di una grande popolarità. Di lui si è detto di tutto, nel bene e nel male. Anche che fosse l’Anticristo. In realtà fu solo un filosofo. Un filosofo “più facile da bruciare che da confutare” (A. Schopenhauer). Questo “Piccolo catechismo per atei”, che raccoglie ed isola per la prima volta le sue idee filosofiche più ardite e le sue arguzie più impertinenti, rappresenta la prima introduzione sistematica alla vita, al pensiero ed alle opere di Giulio Cesare Vanini.
Morire allegramente da filosofi: Piccolo catechismo per atei: 33 (I Centotalleri)
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