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    Pensare, parlare, fare: 2 (Le Forme del Discorso)

    Por Rocco Pititto

    Sobre

    Il linguaggio è più che uno strumento ed è più che una creazione. Soltanto l’uomo, dotato del pensiero e del linguaggio, fa parte del mondo e lo possiede. È attraverso questo dono, la risorsa che lo caratterizza in via esclusiva come essere umano, che l’uomo possiede il mondo, come la sua dimora più originaria, creandolo e ricreandolo e rinnovandolo di continuo. Legato alla coscienza nascente dell’essere dell’uomo, il linguaggio è la radice stessa dell’umanità. Come tale costituisce la dimensione più generale dell’uomo e rappresenta in un certo qual modo la sua casa, la sua dimora più originaria, la “nicchia cognitiva”, partendo dalla quale egli ha iniziato la sua avventura nel mondo. Le parole sono come la trama di cui è intessuta tutta l’esistenza umana. È per questo che lo studio dell’uomo e della società presuppone lo studio del linguaggio, inteso come insieme organizzato di simboli e di significati, articolazione verbale del pensiero, mezzo di conoscenza e strumento di comunicazione, memoria dell’uomo e della società. Nel momento in cui l’individuo umano non aderisce più immediatamente al suo ambiente naturale, ma trascende la natura e il mondo degli oggetti si dà il linguaggio, che diventa il “luogo” della coscienza nascente dell’uomo. È per suo tramite che nascono e si sviluppano la persona umana e la società. Il linguaggio, come atto specifico dell’essere dell’uomo, è il motivo dominante di questa indagine. Ma il discorso sarebbe incompleto se non si indicasse anche una prospettiva. Rapportare il linguaggio alla formazione dell’uomo è la prospettiva indicata. La formazione, se deve riguardare l’uomo nella sua generalità, non può non porsi il problema dell’educazione al linguaggio. La richiesta sottesa è di liberare il linguaggio dell’uomo da un uso inconsapevole, impreciso e acritico aprendolo sul versante dell’individualità di ciascuno dove si situa il piano della parola. Solo il possesso della parola “vera” rende l’uomo essere libero e responsabile, costruttore del suo destino e in dialogo con gli altri.

    Rocco Pititto
    è professore di Filosofia del Linguaggio e di Filosofia della Mente nell’Università degli Studi di Napoli “Federico II”. Tra le sue pubblicazioni ricordiamo: "Linguaggio ed esperienza religiosa" (Roma 1980), "John Locke. Mondo linguistico e interpretazione" (Napoli 1984); "Comunità, comunicazione ed emancipazione" (ivi, 1988); "Dalla lingua alla parola. Modelli linguistici e ricerca educativa" (ivi, 1994); "La fede come passione. Wittgenstein e la religione" (Cinisello Balsamo 1997); "La comunicazione difficile. Psicopatologie del linguaggio e della comunicazione" (Brescia 2001); "Dentro il linguaggio. Pratiche linguistiche ed etica della comunicazione" (Torino 2003); "Ad Auschwitz Dio c’era. I credenti e la sfida del male" (Roma 2005); "La ragione linguistica. Origine del linguaggio e pluralità delle lingue" (ivi, 2008); "Cervello, mente e linguaggio. Una introduzione alle scienze cognitive" (Torino 2009); "Lui è come me. Intersoggettività, accoglienza e responsabilità" (Roma 2012).
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