C’è sempre una grande motivazione per chi non nasce scrittore e decide all’improvviso di mettersi davanti ad un “foglio bianco” e raccontare una storia. Questo è successo anche al nostro autore che ha avuto la sensibilità e l’intuito di riconoscere che la vita vissuta dal protagonista non è soltanto un’avventura della memoria ma un appassionante recupero delle radici del presente. La testimonianza concreta, quotidiana e autentica di fedeltà ai giovani non si dissolve con il tempo ma si trasforma in una particella che genera nuove testimonianze, nuovi incontri, nuove occasioni. Sicuramente l’autore non avrebbe mai immaginato che sarebbe toccato a lui raccogliere i ricordi di don Ennio Borgogna, trascriverli con puntuale umiltà, rispetto, partecipazione e affidarli alla stampa per non dimenticare e far conoscere il suo carisma a chi non ha avuto la fortuna ed il dono di crescere accanto a lui. Uomini e sacerdoti salesiani come “Ennio” non escono di scena quando si chiude il sipario, ma continuano ad illuminare il cammino di molte persone attraverso l’esempio. La più bella sensazione che queste pagine trasmettono è che non leggi una storia da spettatore, ma ci entri dentro e la vivi.
Questa era la vita che volevo per me
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