Questo libro racconta la storia, le lotte, la memoria e la dignità delle comunità afrodiscendenti in resistenza e di molti altri movimenti sociali della Colombia. Da quelle parti si sa perfettamente che la democrazia ed i diritti non esistono se non vengono attivamente rivendicati, praticati e difesi senza tregua. Questo testo avrebbe dovuto veder la luce circa 10 anni fa, fu letteralmente pensato e composto in movimento, nel senso più reale del termine che il lettore riesca ad immaginare e perciò, nella migliore tradizione dei movimenti sociali e politici reali, è un prodotto collettivo. La dimensione collettiva di questo testo va oltre la sua semplice stesura, redazione ed edizione, attraversando territori, corpi e menti in un esercizio di riaffermazione costante di tutta quell’umanità ribelle che continua ad esistere e resistere alla barbarie quotidiana che ci vorrebbe tutte e tutti disciplinati, obbedienti e schiavi. Ogni messaggio di speranza che nasce dalla resistenza, è capace di viaggiare intatto nel tempo e nello spazio, propagandosi, ibridandosi e rinnovandosi costantemente assumendo nuove forme e dimensioni, senza perdere il proprio carattere libertario ed emancipatorio. I messaggi di resistenza hanno prodotto, producono e continueranno a produrre movimenti di ribellione per una Vita degna di essere vissuta. Oggi la Colombia attraversa una transizione senza precedenti, che per la prima volta dall’inizio del conflitto armato interno, negli anni ’50 del secolo passato, potrebbe portare alla firma di un trattato di pace tra lo Stato e le più antiche formazioni guerrigliere del paese, le FARC e l’ELN. Ma la pace qua come in molti, troppi altri luoghi devastati dalla barbarie neoliberista, rischia di diventare poco più che uno slogan vuoto. Quando conoscemmo questo paese, tutte le organizzazioni politiche e sociali, dai movimenti alle associazioni, ai collettivi universitari, passando per i differenti gruppi etnici, avevano ben chiaro che in Colombia esiste un conflitto armato, sociale e politico, che va ben oltre la contrapposizione tra lo Stato con i suoi militari/paramilitari e le guerriglie. Non saranno il governo ed i comandanti delle guerriglie a definire e costruire la pace in Colombia, ma saranno i movimenti, la società civile, le comunità in resistenza, i difensori dei diritti umani, le vittime organizzate e tutti quei soggetti che sanno benissimo che non basta siglare un trattato per metter fine a centinaia di anni di angherie e sfruttamento, ma che sono necessarie azioni concrete e reali, a partire da quella tanta agognata riforma agraria, che nei fatti appare sempre più distante dal tavolo ufficiale delle trattative. Questo non è che un contributo, né il primo, né l’unico, né l’ultimo, perché: LA UNICA LUCHA QUE SE PIERDE ES LA QUE SE ABANDONA.
Resistenze Senza Tempo e Nuove Guerre. Laboratorio Colombia.
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