"Sefer Sephora"
In ebraico il termine sefer (scrittura), sefar (computo) e sippur (discorso) derivano dalla stessa radice SFR e hanno a che fare con qualità, quantità e maniera d'uso delle lettere.
La breve silloge qui proposta (con tre poesie in versione bilingue) fa parte di un'ampia raccolta, nata nel corso degli ultimi vent'anni, che l'autore ha deciso di pubblicare in singoli blocchi da dodici con cadenza semestrale.
Dedicati a un’eterea e sfuggente musa, che si nasconde dietro il nome di Sephora (una shiksa, una non ebrea), questi versi crudi, intensi e dolorosi risuonano dentro un linguaggio di rottura con la cultura tradizionale dominante, ma allo stesso tempo sono radicati nella storia ebraica. Sono versi con cui Loewenthal cita in giudizio un Dio (il cui nome è trascritto, come da convenzione usando un trattino, D-o) vecchio e vendicativo per crimini contro l’umanità e nel contempo stringe con la sua Sephora, entità allegorica, un patto oltre le contingenze del tempo e della morte, incidendo nomi su lapidi di carta.
Nota biografica:
Lev Matvej Loewenthal, nel corso della sua lunga carriera letteraria, a seconda della lingua e del paese in cui ha pubblicato, ha assunto varie identità, contrassegnate da diversi eteronimi. Il demone della scrittura lo insegue fin da giovanissimo. I pochi dati certi della sua biografia appaiono su un passaporto elvetico: svizzero di adozione, Loewenthal scrive, oltre che in italiano, in inglese, francese e yiddish. I suoi testi sono stati tradotti, tra l'altro, in giapponese e olandese. Nel mese di marzo del 2017 è uscito, presso Carteggi Letterari, Le Edizioni, il romanzo "La Dodicesima Nota".
In ebraico il termine sefer (scrittura), sefar (computo) e sippur (discorso) derivano dalla stessa radice SFR e hanno a che fare con qualità, quantità e maniera d'uso delle lettere.
La breve silloge qui proposta (con tre poesie in versione bilingue) fa parte di un'ampia raccolta, nata nel corso degli ultimi vent'anni, che l'autore ha deciso di pubblicare in singoli blocchi da dodici con cadenza semestrale.
Dedicati a un’eterea e sfuggente musa, che si nasconde dietro il nome di Sephora (una shiksa, una non ebrea), questi versi crudi, intensi e dolorosi risuonano dentro un linguaggio di rottura con la cultura tradizionale dominante, ma allo stesso tempo sono radicati nella storia ebraica. Sono versi con cui Loewenthal cita in giudizio un Dio (il cui nome è trascritto, come da convenzione usando un trattino, D-o) vecchio e vendicativo per crimini contro l’umanità e nel contempo stringe con la sua Sephora, entità allegorica, un patto oltre le contingenze del tempo e della morte, incidendo nomi su lapidi di carta.
Nota biografica:
Lev Matvej Loewenthal, nel corso della sua lunga carriera letteraria, a seconda della lingua e del paese in cui ha pubblicato, ha assunto varie identità, contrassegnate da diversi eteronimi. Il demone della scrittura lo insegue fin da giovanissimo. I pochi dati certi della sua biografia appaiono su un passaporto elvetico: svizzero di adozione, Loewenthal scrive, oltre che in italiano, in inglese, francese e yiddish. I suoi testi sono stati tradotti, tra l'altro, in giapponese e olandese. Nel mese di marzo del 2017 è uscito, presso Carteggi Letterari, Le Edizioni, il romanzo "La Dodicesima Nota".
