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    Sono tutti bravi a morire

    Por Niccolò Zancan

    Sobre

    Milton Manera fa il “procuratore di alibi” o, come si autodefinisce,
    “un impiegato del grande indotto delle scopate
    clandestine”. Ex cronista con i propri agganci e la pazienza
    di aspettare del vero reporter, è stato silurato per una storia di
    tutto sommato innocenti massaggi erotici in un salone cinese. Magris,
    il collega opportunista ne firma l’epitaffio professionale con un pruriginoso
    pezzo sullo stesso giornale.
    Ma una storia lo sta aspettando. Un giorno incontra per motivi professionali
    la signora Rigamonti, la moglie di uno dei suoi clienti, un
    avvocato di grido. Alcune frasi sconclusionate, una foto che la signora
    gli mostra e il congedo. Pochi minuti, ma fondamentali, nella vita di
    Milton Manera. La Rigamonti viene infatti assassinata mentre lui
    è ancora sulle scale. A questo punto entra nella vicenda la bellissima
    Charo, fotografa d’assalto spregiudicata e omosessuale. Con lo
    sguardo della professionista ha notato un ragazzo che la questura
    segnala tra i decessi nella foto degli intervenuti alla morte della Rigamonti
    (che è stata gettata sulla pubblica via).
    Mentre la polizia si accontenta di un capro espiatorio per la signora
    uccisa e non si occupa per nulla dell’esile ragazzo impiccato, l’ex reporter
    e la fotografa si mettono a investigare anche perché tornato
    a casa, il nostro protagonista trova, come in Fight club, l’appartamento
    devastato da un incendio.
    Il ragazzo morto si chiamava Sorin ed era rumeno e nelle tasche
    aveva solo una preghiera per la Madonna e il numero di telefono
    dell’amico Doru.
    Man mano che Charo e Milton si avvicinano alla verità, tanto più
    questa diventa oscena: scoprono che i ragazzi che arrivano in Italia
    dalla Romania vengono suddivisi all’ingresso per genere. I maschi
    vengono mandati nelle aree industriali a estrarre il rame dalle
    fabbriche dismesse come fossero miniere postmoderne, mentre le ragazze
    sono obbligate a prostituirsi a vecchi e sadici notabili come
    l’avvocato Rigamonti… I metodi di persuasione degli aguzzini (non
    solo rumeni, ma anche italiani) comprendono la tortura. Parte così
    un terribile viaggio infernale nella nuova schiavitù con l’intento di
    fare giustizia tra le fabbriche abbandonate della prima periferia e
    le ville dei ricchi sfruttatori disinfettate da ogni possibile indizio…
    Charo e Milton riescono a documentare tutto e a salvare alcuni ragazzi
    come Doru e la giovanissima Cosmina, ma non senza metterci
    del proprio: rischieranno la morte più volte e saranno a loro volta
    torturati con il metodo del waterboarding tanto caro alla Cia, ma
    non disprezzato anche da violenti meno blasonati. La signora assassinata
    non era che una benefattrice che cercava di aiutare questi
    poveri ragazzi.
    Zancan trascina il lettore in questa discesa ad inferum con la capacità
    narrativa dei migliori autori hard boiled. Una storia di denuncia,
    credibile e contemporanea in cui si evince un ragionamento
    profondo che il giornalista Zancan nella sua carriera probabilmente
    ha meditato e rimeditato. Nella storia degli schiavi rumeni c’è forte
    come un pugno in faccia il sospetto che questo sia ciò che accade
    realmente dentro gli strappi del tessuto sociale delle nostre città.
    Uno Scerbanenco dei giorni nostri o un Ellroy che mangia bagna
    càuda: questo lo Zancan di Sono tutti bravi a morire.
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