THRILLER---IN PRINCIPIO ERA IL PADRE ED IL VERBO.
Era la lingua segreta, un linguaggio accelerato che gli altri non potranno mai capire.
Dai brandelli laceri delle neri nubi come la pece
cadeva una leggera ma fitta pioggia.
L’asfalto scuro era ricoperto di corpi resi a
stracci.
Di cadaveri. Ombre chiare nell’oscurità.
Eppure nessuno ci badava.
I passanti in fretta attraversavano la strada,
assorti indifferentemente nei loro pensieri.
La gente è talmente assorta nei propri pensieri
tanto da non accorgersi che i loro ombrelli sono tinti dalla pioggia di rosso.
Rosso sangue.
Nulla oppure tutto e niente.
Qui è ancora tutto più buio che in qualsiasi altro
posto, più buio e piove. È la serata ideale.
L’inevitabile, accade in ogni momento senza che
noi riusciamo a renderci conto di ciò che ci circonda.
Sospesi tra realtà e sogni poco rubicondi.
Il nostro corpo ci costringe a fare da spettatori,
senza muoverci, senza respirare… immondi immobili.
Inclini all’ignoto che inevitabilmente ci circonda.
Riusciremo ad evadere questo sogno?
Ci sveglieremo urlando?
Riusciremo ad attraversare senza timore la zona
dell’oscuro dubbio crepuscolare? Varcheremo la
soglia? Supereremo il confine dell’ignoto?
Dubbiosamente attraverseremo il fiume della vita
accompagnati da un sofisma eterno.
Cercheremo di dare un senso alla nostra vita. Lo
fanno tutti, e un modo di trovare un senso, è cercare di trovare ragioni, costanti, aspetti che comunque non fluttuano. Lo fanno tutti, ma forse le persone che sono straordinariamente fortunate o sfortunate, lo fanno ancor di più. Lasciate cadere un sasso in un lago ed osserverete che le vibrazioni che provoca si propagheranno verso l’esterno in cerchi concentrici.
Alcuni studiosi sostengono che le onde continuano a propagarsi anche quando non sono più visibili. Le onde continuano, ed in realtà non c’è mai una vera fine alla violenza. Impiegherete tutta la vostra vita a comprenderlo. Così, via via che diventiamo consapevoli della nostra inevitabile scomparsa, diveniamo consapevoli della paura ed osserviamo la vita e la morte sotto una nuova luce. La paura diviene così lo stato d’animo che ci acceca e ci rende incerti.
Forse impietriti vagheremo in eterno tra la dubbiosa realtà ed il sogno certo. Tra il vago e l’ignoto. Non alzeremo la voce e non ci metteremo ad urlare. Parleremo razionalmente.
Parleremo del modo in cui il solidissimo muro delle cose si disfa, a volte con una naturalezza tale che ci lascia scossi.
Meglio così, nulla è sicuro. Non ingannatevi,
dunque. Il buio, l’oscuro, l’ignoto, hanno sempre e comunque il sopravvento. Ovunque era il terrore: l’atavico terrore che assimila l’uomo alla bestia.
Ora possiamo finalmente spegnere la luce.
Ora finalmente è arrivato il momento.
Era la lingua segreta, un linguaggio accelerato che gli altri non potranno mai capire.
Dai brandelli laceri delle neri nubi come la pece
cadeva una leggera ma fitta pioggia.
L’asfalto scuro era ricoperto di corpi resi a
stracci.
Di cadaveri. Ombre chiare nell’oscurità.
Eppure nessuno ci badava.
I passanti in fretta attraversavano la strada,
assorti indifferentemente nei loro pensieri.
La gente è talmente assorta nei propri pensieri
tanto da non accorgersi che i loro ombrelli sono tinti dalla pioggia di rosso.
Rosso sangue.
Nulla oppure tutto e niente.
Qui è ancora tutto più buio che in qualsiasi altro
posto, più buio e piove. È la serata ideale.
L’inevitabile, accade in ogni momento senza che
noi riusciamo a renderci conto di ciò che ci circonda.
Sospesi tra realtà e sogni poco rubicondi.
Il nostro corpo ci costringe a fare da spettatori,
senza muoverci, senza respirare… immondi immobili.
Inclini all’ignoto che inevitabilmente ci circonda.
Riusciremo ad evadere questo sogno?
Ci sveglieremo urlando?
Riusciremo ad attraversare senza timore la zona
dell’oscuro dubbio crepuscolare? Varcheremo la
soglia? Supereremo il confine dell’ignoto?
Dubbiosamente attraverseremo il fiume della vita
accompagnati da un sofisma eterno.
Cercheremo di dare un senso alla nostra vita. Lo
fanno tutti, e un modo di trovare un senso, è cercare di trovare ragioni, costanti, aspetti che comunque non fluttuano. Lo fanno tutti, ma forse le persone che sono straordinariamente fortunate o sfortunate, lo fanno ancor di più. Lasciate cadere un sasso in un lago ed osserverete che le vibrazioni che provoca si propagheranno verso l’esterno in cerchi concentrici.
Alcuni studiosi sostengono che le onde continuano a propagarsi anche quando non sono più visibili. Le onde continuano, ed in realtà non c’è mai una vera fine alla violenza. Impiegherete tutta la vostra vita a comprenderlo. Così, via via che diventiamo consapevoli della nostra inevitabile scomparsa, diveniamo consapevoli della paura ed osserviamo la vita e la morte sotto una nuova luce. La paura diviene così lo stato d’animo che ci acceca e ci rende incerti.
Forse impietriti vagheremo in eterno tra la dubbiosa realtà ed il sogno certo. Tra il vago e l’ignoto. Non alzeremo la voce e non ci metteremo ad urlare. Parleremo razionalmente.
Parleremo del modo in cui il solidissimo muro delle cose si disfa, a volte con una naturalezza tale che ci lascia scossi.
Meglio così, nulla è sicuro. Non ingannatevi,
dunque. Il buio, l’oscuro, l’ignoto, hanno sempre e comunque il sopravvento. Ovunque era il terrore: l’atavico terrore che assimila l’uomo alla bestia.
Ora possiamo finalmente spegnere la luce.
Ora finalmente è arrivato il momento.