Le lettere di Maria all’amica e confidente Marianna, scritte dalla sapiente penna di Giovanni Verga, capace di imprimere nelle pagine di questo romanzo tutta la forza di un amore che non può esprimersi e che consuma. E’ lo stesso autore, nella prefazione al romanzo, pubblicato nel 1871, a scrivere:
“Era morta, povera capinera! Eppure il suo scodellino era pieno. Era morta perché in quel corpici- no c'era qualche cosa che non si nutriva soltanto di miglio, e che soffriva qualche cosa oltre la fame e la sete.
Allorché la madre dei due bimbi, innocenti e spietati carnefici del povero uccelletto, mi narrò la storia di un'infelice di cui le mura del chiostro avevano imprigionato il corpo, e la superstizione e l'amore avevano torturato lo spirito: una di quelle intime storie, che passano inosservate tutti i gior- ni, storia di un cuore tenero, timido, che aveva amato e pianto e pregato senza osare di far scorgere le sue lagrime o di far sentire la sua preghiera, che infine si era chiuso nel suo dolore ed era morto; io pensai alla povera capinera. Ecco perché l'ho intitolata: Storia di una Capinera.
“Era morta, povera capinera! Eppure il suo scodellino era pieno. Era morta perché in quel corpici- no c'era qualche cosa che non si nutriva soltanto di miglio, e che soffriva qualche cosa oltre la fame e la sete.
Allorché la madre dei due bimbi, innocenti e spietati carnefici del povero uccelletto, mi narrò la storia di un'infelice di cui le mura del chiostro avevano imprigionato il corpo, e la superstizione e l'amore avevano torturato lo spirito: una di quelle intime storie, che passano inosservate tutti i gior- ni, storia di un cuore tenero, timido, che aveva amato e pianto e pregato senza osare di far scorgere le sue lagrime o di far sentire la sua preghiera, che infine si era chiuso nel suo dolore ed era morto; io pensai alla povera capinera. Ecco perché l'ho intitolata: Storia di una Capinera.