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    Treni d’autore

    Por Francesca Strazzi

    Sobre

    Con ormai due secoli e più di storia, ma con grandi prospettive di sviluppo, il treno è entrato profondamente nella vita umana: rotaie, ponti e gallerie fanno ormai parte integrante del paesaggio, attestazioni della sua antropizzazione, con esiti a volte discutibili, ma spesso ricchi di fascino: infatti esistono oggi linee sopravvissute con prevalente o esclusiva funzione di turismo ambientale. Le conferme del successo del treno nell’immaginario collettivo sono innumerevoli: basterà qui ricordare che un circuito ferroviario in miniatura è da molti anni uno dei regali preferiti dai bambini (e da molti genitori) oppure osservare come, per ingentilire alcuni banali convogli locali su gomma per piccoli spostamenti in località turistiche, fiere o parchi, non si trovi di meglio che travestirli da treni.
    L’arte, che è in un certo senso fedele specchio della vita, non poteva ignorare un fenomeno come la ferrovia e infatti locomotive e scompartimenti (ma anche rotaie, classi, orari, fischi, divise, biglietti e controllori, ecc.) hanno animato ogni letteratura e genere artistico moderni. Le Ferrovie Nord Milano, uno dei rari esempi italiani di ferrovie non statali, servendo zone della Lombardia fra le più popolose e produttive d’Europa, hanno stimolato la creatività al punto di avere una propria letteratura, dotata pure di firme prestigiose; l’operosità e la generosità milanesi e lombarde, prendendo il treno della Nord, si sono espresse anche così: in versi o con romanzi e novelle oppure con sceneggiature teatrali e in diverse forme artistiche; né è mancato l’apporto di ingegni d’altre regioni, che hanno inserito nelle loro opere tracce di un viaggio breve, ma del tutto particolare.
    Senza i clamori americani per la conquista dell’Ovest, anche la rete delle Nord ha conosciuto nell’Ottocento una fase pionieristica che ha portato i suoi treni da Milano fino alla frontiera con la Svizzera e anche oltre; alcune linee o tratte non sono più in normale esercizio, ma sopravvivono nella letteratura, come la descrizione di ciò che accadde la prima volta che una rumorosa locomotiva attraversò certe valli, portandovi modernità e progresso, ma suscitando in talune occasioni perfino sgomento e paura.
    Di lì a poco, nel 1909, Marinetti e soci lanciavano da Milano il manifesto del Futurismo, il primo di una lunga serie: il loro mito era la velocità, il treno ne era uno degli emblemi, strumento di svecchiamento e di rivoluzione; le loro proposte fecero il giro del mondo, annunciando il passaggio a una nuova era.
    Per altri scrittori dello stesso secolo conta invece il paesaggio visto attraverso i finestrini o la possibilità di osservare il comportamento degli altri passeggeri: ognuno dà una propria interpretazione al viaggio, alle strutture, al personale, al mondo delle Nord, giungendo a volte ad ambientarvi avvenimenti tragici o a raccontare momenti storici difficili, come quelli della guerra, tra bombardamenti e altre insidie.
    Ma il tratto più ricorrente e specifico dei treni de LeNord è quello di un contesto rassicurante, sia per la prevalenza di frequentatori abituali, che si conoscono tra loro e sono disponibili all’occorrenza ad aiutarsi e a dare una mano anche ad altri, sia per la struttura complessiva che dà un’impressione quasi familiare; non dunque l’angoscia dell’ignoto – tipica di un certo modo di viaggiare – ma un ambiente protettivo, ideale per dare allo scrittore l’agio di altri tragitti, di fantasia, da registrare su fogli e da compiere con mezzi un po’ reali e un po’ sognati: viaggi di carta su treni d’autore.

    Dall'Introduzione dell'Autrice
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