RISVOLTO
Maria Antonietta è tornata di moda (forse lo è sempre stata) e recentemente rivive tra stampe e film. Per quanto figura storica essa è anche un mito, un piccolo mito della modernità, che ha avuto varie versioni, dalla consacrazione legittimista al romanzesco romantico, alle varie declinazioni novecentesche. Donatella Donati ci presenta una persona, che a vari livelli fatica a trovare la propria identità, dapprima per il peso di riti e obblighi del ruolo, poi per il discredito del medesimo. In ogni caso una voce in cerca di una sintonia e destinata invece ad una sorte ‘straniera’ (in Francia, ma anche nei confronti di Maria Teresa), spaesata. L’approdo al silenzio, prima che alla morte, è un dato significativo.
Sappiamo che primo movente e occasione a Tutto a te mi guida è l’abbozzo tragico di un giovane Leopardi, un abbozzo dove, forse non casualmente, sono realizzati solo due monologhi, uno della figlia, uno della protagonista, a stigmatizzare l’uso intimo ed espressivo della lingua, fuori però della comunicazione dialogica. Tali monologhi sono qui posti a cornice, in un percorso a ritroso, che dalla voce della figlia che referta i suoni del viaggio materno alla ghigliottina approda dopo la prosa stretta del processo e dei ricordi, all’ultima liberazione della voce che confessa la propria debolezza nell’acerbo ma sempre suggestivo verso leopardiano.
SULL'AUTORE
Donatella Donati, giornalista e scrittrice teatrale, coordina il Centro mondiale della Poesia di Recanati, città dove è nata. I suoi testi per video, tra i quali Canova e Piero della Francesca editi da Marsilio, sono concepiti come sceneggiature. Ha drammatizzato anche le biografie di poeti, come Leopardi, Rimbaud e Neruda, interpretandoli in modo libero e originale. Cittadina onoraria del comune parigino di Issy, è socia dalla sua fondazione del “Café Philo".
La prima di Tutto a te mi guida si è tenuta nel 2006 al teatro Lauro Rossi di Macerata per la regia di Rodolfo Craja.
Maria Antonietta è tornata di moda (forse lo è sempre stata) e recentemente rivive tra stampe e film. Per quanto figura storica essa è anche un mito, un piccolo mito della modernità, che ha avuto varie versioni, dalla consacrazione legittimista al romanzesco romantico, alle varie declinazioni novecentesche. Donatella Donati ci presenta una persona, che a vari livelli fatica a trovare la propria identità, dapprima per il peso di riti e obblighi del ruolo, poi per il discredito del medesimo. In ogni caso una voce in cerca di una sintonia e destinata invece ad una sorte ‘straniera’ (in Francia, ma anche nei confronti di Maria Teresa), spaesata. L’approdo al silenzio, prima che alla morte, è un dato significativo.
Sappiamo che primo movente e occasione a Tutto a te mi guida è l’abbozzo tragico di un giovane Leopardi, un abbozzo dove, forse non casualmente, sono realizzati solo due monologhi, uno della figlia, uno della protagonista, a stigmatizzare l’uso intimo ed espressivo della lingua, fuori però della comunicazione dialogica. Tali monologhi sono qui posti a cornice, in un percorso a ritroso, che dalla voce della figlia che referta i suoni del viaggio materno alla ghigliottina approda dopo la prosa stretta del processo e dei ricordi, all’ultima liberazione della voce che confessa la propria debolezza nell’acerbo ma sempre suggestivo verso leopardiano.
SULL'AUTORE
Donatella Donati, giornalista e scrittrice teatrale, coordina il Centro mondiale della Poesia di Recanati, città dove è nata. I suoi testi per video, tra i quali Canova e Piero della Francesca editi da Marsilio, sono concepiti come sceneggiature. Ha drammatizzato anche le biografie di poeti, come Leopardi, Rimbaud e Neruda, interpretandoli in modo libero e originale. Cittadina onoraria del comune parigino di Issy, è socia dalla sua fondazione del “Café Philo".
La prima di Tutto a te mi guida si è tenuta nel 2006 al teatro Lauro Rossi di Macerata per la regia di Rodolfo Craja.