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    UNA BUONA OCCASIONE: La permacultura che gli aborigeni sognano (Italian Edition)

    Por Stefano Signori

    Sobre

    Può il sogno degli aborigeni plasmare la realtà e difendere la vita? Può un ragazzo alla deriva perdersi a tal punto da vedere l'invisibile negli occhi rinnovati del giovane Holden? In certi momenti d’incantesimo della propria vita, regalati in modo innocente, si realizza il mistero della vita. Un male di vivere, sintomo del volere di un daimon antico, un ricordo della vera natura a cui tutti apparteniamo. Scriveva Borges: “Un uomo si propone il compito di disegnare il mondo. Trascorrendo gli anni, popola una spazio con immagini di province, di regni, di montagne, di baie, di navi, d’isole, di pesci, di dimore, di strumenti, di astri, di cavalli e di persone. Poco prima di morire, scopre che quel paziente labirinto di linee traccia l’immagine del suo volto”. Nel viaggio irreale di un'Australia mistica ho individuato la migliore farmacologia per ingannare il pittore, ed ora ho la consapevolezza che quella storia non m'appartiene. Ciò che resta da fare, dopo essere stato vinto da quell’accelerazione inconsapevole che maschera il presente, è cantare il suono delle cicale. La ribalta di quel narcisismo Freudiano preso come scolastica per la realizzazione di sé nella speranza che le concezioni si possano cambiare, la coerenza che non esistono pensieri immortali ma solo pensieri. Esercitare l’ego a fidarsi di coloro i quali, nell’ombra, mantengono l’autocoscienza di sé odorando le prime impressioni e imprimendole nella memoria. Lasciarsi vincere dalla curiosità di non dover dimostrare niente a nessuno, dominati dagli occhi del fanciullo che ancora risiede in noi. “Sei ancora un bambino” esclamano nell’idioma locale riferendosi al mio modo d’essere, ma quanta saggezza riconosco, adesso, in quel modo d’agire. Non una tesi da dimostrare, non un’apologia a cui rendere giustizia ma un pensiero sostenibile manifestatosi alle 17 e 53 minuti esatti del 26 Marzo 2013, giorno della laurea specialistica come agronomo e, insieme, di forte crisi interiore. Il desiderio di tornare a desiderare una vita semplice, fatta da pochi elementi, essenziali, sui quali esercitare il massimo controllo morale, un’epifania straordinaria della vera realtà. Bisbigliandolo piano, un modo c’è, un’idea così antica che adesso lo so, mi ha salvato la vita. Quanto ho riso. Con la scusa d'incontrare i massimi divulgatori a livello mondiale della Permacultura, aiutato dalle solitudini ironiche di un tempo irrazionale e da un amore incondizionato per l'antropologia, mi sono regalato la più grande "buona occasione" che la vita potesse regalarmi. E il ritorno da quel limbo dantesco con la piena consapevolezza di non inseguire più la felicità ma di sorriderle sempre nei momenti presenti, volando sopra le cose, sicuro che nel presente e non nel passato, come un falco pellegrino dal cuore impavido, possa piombare su di essa per sorprenderla, sussurrando le parole di Robbins, uno di quei suoni antichi nella valle rossa del Kimberley che le cicale cantano ancora: “Quando i vorrei diventano voglio, quando i dovrei diventano devo, quando i prima o poi diventano adesso, quando i farei diventano faccio, quando gli andrei diventano vado, quando i direi diventano dico, allora, solo allora, i desideri iniziano a trasformarsi in realtà e allora, solo allora, io sarei diventa io sono”.
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