Sembrava un fine mattinata del tutto normale per quella casa, di routine. Due cameriere, una anziana ed ignorante l’altra giovane e laureata, dedite al vero e proprio rito che precede la vestizione di una star televisiva non più giovanissima, e che nulla ha trascurato pur di vivere appieno le luci della ribalta. Una operazione certamente delicata, dove se la comicità diviene una dimensione dell’esistenza, ciò non impedisce dialoghi e contraddittori decisamente intensi. Inevitabilmente, tutto ruota attorno al fenomeno mediatico più tradizionale e più popolare, la televisione appunto, dove lo share decide fortune e fallimenti dei programmi come i destini delle persone. E’ da una telefonata dell’impresario che la “signora”, fino a quel momento una star assoluta, apprende che per lei ogni speranza di mantenersi viva nell’interesse dell’opinione pubblica è preclusa. L’inizio della tragedia, anche se si tratta di una tragedia non del tutto reale. Infatti, la follia, ossia la contraddizione estrema tra ordine e doxa, conduce due ex colleghe all’idea di un improbabile partito nuovo, il partito delle star o delle ex star televisive. Nel terzo atto tutto diventa surreale, eccezion fatta per la apparizione della giovane cameriera che coglie il suo attimo di successo, acquisendo con esso da un lato una cattiveria omicida e dall’altro una fragilità estrema. Gli eventi sembrano concedere spazio soltanto al pessimismo, eppure i dialoghi e le contraddizioni apparenti aprono orizzonti sconfinati ed ancora inesplorati.
Una vita da star
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