La raccolta si presenta come un ciclo di poesie che ripercorrono le ore notturne, dal tramonto fino all’aurora. Ogni momento della notte evoca nella mente del poeta nichilista diverse sensazioni, diversi ricordi, diverse riflessioni: così le ultime luci del giorno riportano in vita vecchi sentimenti e consolazioni, oramai sopraffatti, quali Dio e l’amore, solo perché siano uccisi di nuovo, in una nostalgica commemorazione; così l’ora più buia della notte alimenta una follia che fiorisce dall’amoralità e dalla noia e non sembra offrire vie d’uscita. Ma quando la disperazione ha raggiunto il suo culmine, con le prime luci dell'alba torna la speranza, torna la ragione. Resuscita la volontà a guidare i passi per labirinti di potenza. L’aurora plasma dalla desolazione della sua anima infranta un sogno quasi ultraterreno, che mischia un superomismo filosofico con la follia estetica, per partorire una gemma, tanto bella quanto terribile, di fiero solipsismo. Il nichilista è rinato, in un mondo diverso, più libero e ricco. E l’immagine di questo solipsismo è una pericolosa Viverna, la bestia che è sia aquila che serpente. Ma, proprio come la stessa figura del serpente richiama, il tempo è ciclico: presto calerà di nuovo la notte e la storia ricomincia.
Venazione della Viverna
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