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    Viva l’italia – le morti di fausto e iaio

    Por Roberto Scarpetti

    Sobre

    “Viva l’Italia” racconta le morti di Fausto e Iaio, due diciottenni milanesi frequentatori del centro sociale Leoncavallo, uccisi a colpi di pistola la sera del 18 marzo 1978, due giorni dopo il rapimento di Aldo Moro.
    Ma la prigionia del leader della DC non è solo il contesto storico in cui è avvenuto il duplice omicidio di Fausto e Iaio: le indagini sulle Brigate Rosse si intrecciano con la morte dei due ragazzi del Leoncavallo. Fausto Tinelli, infatti, abitava in via Montenevoso 9, esattamente di fronte al civico 8, dove c’era un covo dei brigatisti, mentre all’ultimo piano del suo palazzo c’era un punto di osservazione dei servizi segreti. E la Storia è narrata in prima persona e in "presa diretta" dai personaggi che l’hanno vissuta: Fausto, Angela, la madre di Iaio, Giorgio, uno dei tre assassini, il commissario della Digos titolare dell’inchiesta, Salvo Meli, e un giornalista dell’Unità, Mauro Brutto che, ossessionato dalla vicenda, comincia a condurre indagini indipendentemente dalla polizia. I cinque personaggi sono ispirati a persone realmente esistite e le loro storie, su cui è stato creato un carattere di finzione, sono il risultato della rielaborazione di fatti realmente accaduti.
    "Viva l'Italia" ha debuttato all'Elfo Puccini di Milano il 18 marzo 2013, a trentacinque anni esatti dalla morte di Fausto Tinelli e Lorenzo Iannucci. È stato in scena un mese, commuovendo e coinvolgendo spettatori di ogni generazione: dai parenti e i famigliari dei due giovani, a chi conserva vivo il ricordo di quei giorni del 1978, fino agli studenti che oggi, come allora Fausto e Iaio, frequentano le scuole, i concerti, i parchi.
    Il Teatro dell'Elfo ha fortemente voluto questo testo di Roberto Scarpetti (vincitore della Menzione speciale Franco Quadri al Premio Riccione per il Teatro nel 2011), affidandone la regia a César Brie.

    "Non pretendendo di essere cronaca, lo spettacolo riesce perfettamente a diventare tragedia civile, mettendo in scena passioni personali e politiche, sul filo della vita e della morte."
    Gianni Barbacetto, Il fatto quotidiano
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