Quando uscì su carta nel 1997, praticamente un'altra era geologica, questo ragionato sciocchezzaio in tempo reale dei primordi internettiani in Italia fu benvenuto così da Umberto Eco su L'Espresso: «un gradevole pamphlet che esamina e discute la messe di stupidaggini, approssimazioni, radicalizzazioni, con cui i mezzi di massa a volte condannano, esaltano, amplificano, iperbolizzano, falsificano il fenomeno della Rete, non contribuendo né alla sua conoscenza, né a un suo uso ragionevole e ragionato». Cosa è cambiato a distanza di tanti anni, ora che l'internet si è naturalizzata diventando una protesi a cui nemmeno si fa più caso? Ognuno può fare la sua valutazione rileggendo quanto assurdamente se ne sparlava all'epoca, e facendo un paragone con le analoghe amenità che circolavano all'inizio dell'era dell'elettricità, un secolo prima. Alcune delle profezie funeste qui messe in ridicolo oggi sembrano essersi avverate; ma questo non è tanto un merito dei profeti, quanto un demerito di chi ha costruito o lasciato costruire il futuro sbagliato. E il libro ne riceve ancora più valore, in quanto ci può far capire da quali brutte abitudini culturali provengono i cattivi esiti. Sopra a tutte, la brutta abitudine della mitizzazione, il "furto di linguaggio" secondo Barthes, che i media di massa ricamano a man bassa col filo dell'ignoranza sul tessuto dell'ignoranza. In Italia il mito è cominciato quando si è tolto all'internet l'articolo e si è aggiunta l'iniziale maiuscola, con ciò trasformando l'oggetto rete nel personaggio Internet: una riedizione degli ancestrali procedimenti linguistici con cui gli uomini da sempre creano i loro dèi. Questo libro resta un documento prezioso della storia del nostro costume e un manuale pratico di demistificazione applicabile a qualunque fenomeno. La copertina è quella originale disegnata da Massimiliano Ruggiero per l'edizione minimumfax.
W.C.Net.: Mito e luoghi comuni di Internet (Italian Edition)
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