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Dal testo:
Correva voce che la Regina potesse essere rovesciata da un momento all’altro.
E che stesse preparando la fuga, per sottrarsi alla morte.
Al momento aveva indetto un comizio dai bastioni della Ziqqurat, la Porta sacra della città di Miraab, la monumentale struttura attraverso cui i maggiorenti del Regno potevano intercedere presso gli Dei di Zothique.
La maestosa costruzione era stata eretta sul modello di quelle originarie, antichissime e mitiche, anteriori perfino alla sommersione dei continenti. Ciò era stato fatto in seguito al terrificante terremoto che aveva quasi raso al suolo la città. Da allora, infatti, forse soltanto per caso, Miraab non aveva più sofferto una sventura tanto catastrofica.
La Regina dominava la folla dal livello intermedio della Ziqqurat, sospesa tra cielo e terra.
Dopo una lunga tirata, prese a scendere con movimenti studiati i numerosi scalini che l’avrebbero ricongiunta al suo popolo.
Era quanto mai discinta, nella sua scollatissima tunica ardesia, tesa a solleticare gli istinti più propriamente bassi dei suoi sudditi.
Da Regina, però - secondo antichissime tradizioni appartenenti alle ere del sole biondo - tutto le era concesso. Non esistevano distinzioni tra sfera privata, pubblica, individuale e collettiva. Agiva dunque, spesso, come una volgare bagascia, ma rimaneva pur sempre una prostituta sacra, perché - da sovrana di un potente Regno - più vicina agli Dei che ai mortali, sciolta da ogni obbligo mondano che non fosse quello di assicurarsi il favore delle Potenze cosmiche, quand’anche infere.
Nella massa si raccoglieva sovente la volontà divina. E lei, pur disprezzandola dall’alto della sua aristocratica protervia, lo sapeva. In Xantlicha l’antico sangue non si era del tutto annacquato. Al di là della sua folle e crudele ambizione, esisteva un disegno che non apparteneva alle ere del sole scarlatto.
Era, in ogni caso, il suo ultimo azzardo prima del tracollo definitivo.
Maxeden era tanto vicina da poterla ascoltare con le proprie orecchie.
Si fermò a dodici gradini da terra.
«Quei cani là fuori si sono riuniti contro di me, per farsi forza tutti insieme!
Perché sanno a cosa vanno incontro…
Ho ancora molti uomini pronti a morire per me…! E altri pronti a morire ancora…!».
La risata tasaidica e quasi isterica della Regina fu coperta da un coro d’esultanza, disturbato da mugugni di disapprovazione.
«E se non basteranno gli uomini… allora ci penserà un dio!».
L’incredulità sembrò prevalere.
«Sì, il Grande Uccello Sacro del sole biondo verrà a prendermi e condurrà con me alla vittoria il Tasuun!».
Parole ambigue e quasi deliranti, che suscitarono curiosità e morbosa frenesia.
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"Sulla Porta di Dite" è una Collana inedita di racconti neri, esoterici e dell'occulto, sconsigliata ai deboli di cuore e di spirito.
La Collana è diretta da Salvatore Conte.
Dal testo:
Correva voce che la Regina potesse essere rovesciata da un momento all’altro.
E che stesse preparando la fuga, per sottrarsi alla morte.
Al momento aveva indetto un comizio dai bastioni della Ziqqurat, la Porta sacra della città di Miraab, la monumentale struttura attraverso cui i maggiorenti del Regno potevano intercedere presso gli Dei di Zothique.
La maestosa costruzione era stata eretta sul modello di quelle originarie, antichissime e mitiche, anteriori perfino alla sommersione dei continenti. Ciò era stato fatto in seguito al terrificante terremoto che aveva quasi raso al suolo la città. Da allora, infatti, forse soltanto per caso, Miraab non aveva più sofferto una sventura tanto catastrofica.
La Regina dominava la folla dal livello intermedio della Ziqqurat, sospesa tra cielo e terra.
Dopo una lunga tirata, prese a scendere con movimenti studiati i numerosi scalini che l’avrebbero ricongiunta al suo popolo.
Era quanto mai discinta, nella sua scollatissima tunica ardesia, tesa a solleticare gli istinti più propriamente bassi dei suoi sudditi.
Da Regina, però - secondo antichissime tradizioni appartenenti alle ere del sole biondo - tutto le era concesso. Non esistevano distinzioni tra sfera privata, pubblica, individuale e collettiva. Agiva dunque, spesso, come una volgare bagascia, ma rimaneva pur sempre una prostituta sacra, perché - da sovrana di un potente Regno - più vicina agli Dei che ai mortali, sciolta da ogni obbligo mondano che non fosse quello di assicurarsi il favore delle Potenze cosmiche, quand’anche infere.
Nella massa si raccoglieva sovente la volontà divina. E lei, pur disprezzandola dall’alto della sua aristocratica protervia, lo sapeva. In Xantlicha l’antico sangue non si era del tutto annacquato. Al di là della sua folle e crudele ambizione, esisteva un disegno che non apparteneva alle ere del sole scarlatto.
Era, in ogni caso, il suo ultimo azzardo prima del tracollo definitivo.
Maxeden era tanto vicina da poterla ascoltare con le proprie orecchie.
Si fermò a dodici gradini da terra.
«Quei cani là fuori si sono riuniti contro di me, per farsi forza tutti insieme!
Perché sanno a cosa vanno incontro…
Ho ancora molti uomini pronti a morire per me…! E altri pronti a morire ancora…!».
La risata tasaidica e quasi isterica della Regina fu coperta da un coro d’esultanza, disturbato da mugugni di disapprovazione.
«E se non basteranno gli uomini… allora ci penserà un dio!».
L’incredulità sembrò prevalere.
«Sì, il Grande Uccello Sacro del sole biondo verrà a prendermi e condurrà con me alla vittoria il Tasuun!».
Parole ambigue e quasi deliranti, che suscitarono curiosità e morbosa frenesia.
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"Sulla Porta di Dite" è una Collana inedita di racconti neri, esoterici e dell'occulto, sconsigliata ai deboli di cuore e di spirito.
La Collana è diretta da Salvatore Conte.