Ci fu un tempo in cui fisica e metafisica furono inscindibili nella metodologia della ricerca filosofica, al punto che il filosofo Aristotele venne considerato fino all'età medioevale il più grande scienziato di tutti i tempi. L'uomo da allora si trovò frantumato in due parti, e come costretto a scegliere l'una o l'altra, senza una possibile conciliazione, senza una giusta armonia. Ma Maggiani sa, come molti altri, che la frattura che segna da tempo la vita dell'uomo influenza le sorti dell'umanità intera; che il disequilibrio del singolo ha la sua ricaduta sui ritmi del cosmo. La sua è, infatti, una lingua intessuta di termini attinenti alla sfera della psichicità e della spiritualità, (grazie ai quali i versi acquistano anche una significanza fortemente etica), che in alcuni testi viene contrapposta al linguaggio strettamente scientifico-matematico. Maggiani non si presenta come un puro, un diverso dagli altri, riconosce la carnalità, la corruttibilità, così come hanno fatto Dante e Manzoni e Agostino e tutti quelli che hanno trovato la purità tra le cose impure. Ma ha dalla sua parte, da creatura tra le creature, la fede in "un Dio bello che si chiama Amore" e, da poeta, quella nella lingua magica della poesia, che rende possibile l'immaginato, che fa sì che dal vuoto si versi il pieno, dall'increato il creato. (Dalla prefazione di Franca Alaimo)
Scienza aleatoria (Poesia Vol. 10) (Italian Edition)
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